Non si fa in tempo ad annunciare un nuovo record di distanza (vedi post dello scorso 15 gennaio) che un altro viene superato. Questa volta si tratta della galassia più distante mai osservata finora.
La scoperta è stata fatta dall’ormai vetusto (è da oltre 20 anni che è in orbita attorno alla Terra) ma ancora efficientissimo telescopio spaziale Hubble. Si tratta di una galassia che si trova alla fantastica distanza di 13,2 miliardi di anni luce, battendo così il record precedente di circa 100 milioni di anni luce.
Ciò sta a significare che la luce proveniente da questo oggetto e captata dal sensibilissimo “occhio” di Hubble è partita quando l’Universo aveva un’età di circa 480 milioni di anni, pari a solo il 4% di quella attuale!
La scoperta è stata fatta nell’ambito del programma di osservazione denominato Hubble Ultra Deep Field (HUDF), il cui scopo è quello di esplorare il cosmo il più lontano possibile (vedi video a fine post).
A sinistra, immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble del campo in cui è stata scoperta la galassia più distante e più antica finora conosciuta. Si trova 13,2 miliardi di anni luce di distanza! Nelle due immagini a destra un ingrandimento della galassia. (NASA, ESA)
La galassia, denominata con la sigla UDFj-39546284, si trova in direzione della costellazione della Fornace.
L’importanza di questa scoperta risiede nel fatto che queste osservazioni ci mostrano che poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang esistevano già delle galassie ben strutturate che quindi hanno avuto un processo di formazione estremamente rapido. Nel corso dello studio sono state analizzate anche galassie un pò più giovani, che datano a 650 milioni di anni dopo il Big Bang, le quali mostrano delle notevoli differenze con quelle di poco (su scala astronomica) più vecchie. Ciò dimostra che il tasso di formazione stellare in un arco di tempo di soli 170 milioni di anni è aumentato di almeno 10 volte! Un incremento sorprendente in un periodo così breve e corrispondente a circa l’1% dell’età dell’Universo.
Grafico delle distanze raggiunte nel corso degli ultimi 20 anni, da quando è entrato in funzione il telescopio spaziale Hubble e le prospettive future. (NASA)
Questo studio ha anche a che fare con un problema da tempo dibattuto in cosmologia. Circa 300.000 anni dopo il Big Bang, l’idrogeno, che è il suo maggior componente, era neutro, ma 1 miliardo di anni dopo qualcosa ha prodotto una tale quantità di radiazione da causare la ionizzazione della maggior parte di esso, provocando la separazione del protone dall’elettrone, le due particelle di cui è formato un atomo di questo elemento.
I risultati delle analisi sulle immagini profonde ottenute da Hubble mostrano che queste galassie primordiali avrebbero fornito poco più del 10% dell’energia necessaria a ionizzare l’idrogeno. Rimane quindi ancora il mistero sulla natura della sorgente di energia che ha causato la ionizzazione di buona parte dell’idrogeno rimanente.
Con l’entrata in funzione del futuro James Webb Space Telescope (JWST) da 6,5 metri di apertura, il cui lancio è previsto per il settembre 2015, l’attuale limite di distanza sarà facilmente superato e molto probabilmente potremo spingere lo sguardo sino forse a vedere l’Universo come era appena dopo il Big Bang.