Il 18 maggio si è spento in Olanda Wubbo Ockels. Per chi non lo conosceva era un astronauta come tanti altri: uno degli oltre 500 esseri umani che sono arrivati fino all'orbita terrestre. Ma Ockels, per noi di Focus, era un amico speciale.
Nel 2003 ebbi l'opportunità, come giornalista di Focus, di fare un'esperienza incredibile: un volo parabolico. Cioè uno di quei voli in cui si prova, per limitati periodi di tempo, l'assenza di peso. L'invito era arrivato dall'ESA, l'Agenzia spaziale europea, che per questo tipo di voli utilizza un aereo apposito di base all'aeroporto di Bordeaux, in Francia. L'occasione era una campagna rivolta a studenti universitari che avessero proposto esperimenti interessanti per i quali era necessaria l'assenza di peso. Con in più qualche giornalista aggregato (come il sottoscritto), che aveva accettato la possibilità offerta dall'ESA di raccontare le cose partecipando al volo in prima persona.
La sicurezza del professionista. Arrivato a Bordeaux conobbi Wubbo, che diventò in poche ore l'amico di tutti, studenti e giornalisti. Il suo compito era quello di familiarizzare i partecipanti al volo parabolico con la sensazione dell'assenza di peso. Di per sé non è necessario essere Superman per partecipare a un volo di questo tipo, anche se l'idea di essere su un aereo che si lascia andare in caduta libera può essere... disturbante. Ma trovarsi senza peso va contro al normale percepito dei nostri sensi. Ockels e gli altri dello staff ci illustrarono i comportamenti da tenere e da evitare, oltre alle rigorose norme di sicurezza.
Decollati per la nostra avventura, Wubbo, in piedi di fronte alle file dei sedili sull'Airbus dell'ESA, spiegò a tutti che il modo migliore per godersela era lasciarsi andare, non fare resistenza alla sensazione progressiva di perdita di peso che si avverte dopo che l'aereo ha iniziato una parabola. In altre parole, che bisognava convincere la mente che quella sensazione mai sperimentata non andava combattuta, ma assecondata. Da parte sua, esibiva una tranquillità che gli derivava dall'essere un astronauta vero.
L'Olandese Volante. Nel corso della sua carriera infatti Ockels ebbe la fortuna di partecipare come specialista alla missione STS 61-A dello Space Shuttle, nel 1985. Sette anni prima era stato selezionato dall'ESA come astronauta. Di formazione era un fisico/matematico, con un PhD conseguito a Groningen, in Olanda. Dopo il suo volo sul Challenger (primo olandese nello spazio), aveva continuato a lavorare per l'ESA, e tra il 1999 e il 2003 era stato a capo dell'ufficio per i progetti educativi e di outreach, cioè di attività rivolte al grande pubblico.
Proprio in quella veste lo avevo incontrato a Bordeaux, apprezzandone anche le doti di comunicatore della scienza. Parallelamente, aveva insegnato ingegneria aerospaziale all'Università di Delft. Molto sensibile alle problematiche relative alle energie alternative e sostenibili, Ockels aveva anche preso parte al team olandese che ha vinto per ben 5 volte il World Solar Challenge, la più nota gara per auto a energia solare del mondo, che si svolge ogni due anni in Australia.