La NASA cerca compagnie minerarie che abbiano i mezzi tecnologici per scavare sulla Luna: non è necessario che siano in grado di arrivare lassù (a quello penserebbe la NASA), ma devono avere macchine scavatrici che possano funzionare in autonomia sul nostro satellite. «La NASA si impegna ad acquistare suolo lunare da fornitori commerciali», afferma l'amministratore dell'Agenzia spaziale, Jim Bridenstine: «è arrivato il momento di stabilire le regole per estrarre e commerciare risorse spaziali.»
Gli Stati Uniti vogliono aprire la strada alle operazioni di sfruttamento di suolo e sottosuolo degli asteroidi e della Luna, dettando così anche le regole: una politica delineata mesi fa dal presidente Donald Trump, nonostante non vi siano né il consenso internazionale né un codice condiviso sul modo migliore per gestire l'estrazione di risorse extra-mondo. Purtroppo i trattati sullo Spazio e sulla Luna, elaborati dalle Nazioni Unite sulla falsariga del Trattato Antartico (vedi Luna, la nuova frontiera selvaggia), risalgono al 1966: risentono parecchio della loro età, non considerano la realtà oggi emergente delle space company e, in ogni caso, sono stati adottati da pochi Paesi.
Per un pugno di dollari. A momento la NASA chiede solo una dimostrazione tecnologica: le compagnie minerarie interessate sono invitate a presentare progetti per raccogliere in autonomia da 50 a 500 grammi di regolite, fornire le immagini per dimostrarlo e quindi trasferire la proprietà esclusiva del minerale alla NASA.
In un post su Twitter, Bridenstine scrive che la NASA ha già un suo piano per il materiale raccolto, senza però entrare nei dettagli. Comunque sia, è opinione diffusa che questa iniziativa sia un test importante per identificare i partner giusti per riportare l'uomo sulla Luna entro il 2024, e poi per arrivare a Marte sfruttando le risorse della Luna come punto di primo rifornimento.
Più in generale, la NASA spera di estrarre il ghiaccio lunare dalle regioni polari sia per recuperare in loco acqua potabile sia per estrarre idrogeno per rifornire di carburante i razzi. L'agenzia spaziale americana si affida sempre più a un modello pubblico-privato, dove essa non si assume più l'intero costo dello sviluppo delle missioni operative, ma appalta servizi alle space company. L'esempio più eclatante, e al momento vincente, è quello di SpaceX, la società di Elon Musk che fa da taxi con la Stazione s