Il primo uomo nello Spazio, il russo Yuri Gagarin, è morto in un misterioso incidente aereo: sono trascorsi solo 7 anni dalla sua storica impresa... Più o meno così i mezzi di informazione del pianeta annunciava la morte di Jurij Alekseevič Gagarin il 27 marzo 1968.
La storica impresa era stata un'incursione nello Spazio di appena 108 minuti: poco meno di due ore che ebbero però un significato politico (in piena Guerra Fredda) e tecnologico di grandissima importanza. Fatti alla mano, l'Unione Sovietica dimostrava agli Stati Uniti di padroneggiare la tecnologia che permetteva all'uomo di esplorare lo Spazio oltre la Terra. Per quel volo Gagarin divenne, e ancora oggi è, un eroe per i russi e per il mondo intero.
Una vita difficile. Nato il 9 marzo 1934 nel villaggio rurale di Klushino, a circa 200 chilometri a ovest di Mosca, in una fattoria collettiva, la sua istruzione fu bruscamente interrotta dalla guerra, nel 1941, quando la famiglia fu costretta a fuggire.
Gagarin mostrò una passione per gli aerei fin dall'infanzia e a 20 anni si iscrisse a una scuola di volo: il brevetto gli permise poi di accedere all'aeronautica sovietica per diventare un pilota militare.
Come membro dell'aeronautica Gagarin si offrì volontario nel 1959, con altri 19 piloti, per addestrarsi a pilotare un non meglio specificato "nuovo tipo di apparato", che si rivelò poi essere una navicella spaziale. Il gruppo fu ridotto a sei e infine, nell'aprile del 1961, fu scelto per la prima missione con equipaggio nello Spazio, cosa che gli fu comunicata solo pochi giorni prima del lancio. A quel punto Gagarin aveva 27 anni, era sposato con un'infermiera e aveva due figlie.
Il primo Uomo. Il 12 aprile 1961 alle 9:07 ora di Mosca, Gagarin pronunciò il suo famoso "poyekhali!" (andiamo!) e il vettore Semyorka partì per lanciare in orbita bassa la minuscola e claustrofobica Vostok 1 e Gagarin stesso.
Pochi minuti dopo, alle 9:12, quasi al limite dell'atmosfera le prime parole pronunciate così lontano dalla superficie, le parole di un pioniere: «Vedo la Terra... è magnifica!» Dopo un volo di 108 minuti che prevedeva una singola orbita del pianeta Gagarin rientrò a Terra, ma non all'interno della navicella: con un paracadute, dopo essere stato espulso a circa 7.000 metri di quota. Questo particolare venne tenuto segreto per diversi anni, per timore che il volo non venisse omologato perché incompleto.
Due giorni dopo era accolto da eroe a Mosca.
Il regime sovietico organizzò per lui diversi tour per il mondo, in "missioni di pace" e propaganda, e fu ricevuto dai leader del mondo di allora, dalla regina Elisabetta II a Fidel Castro.
Non gli fu mai più permesso di tornare nello Spazio, nonostante questo fosse il suo desiderio: per i sovietici era diventato un simbolo troppo prezioso per fargli rischiare la vita in missioni pericolose e la sua carriera di cosmonauta e di pilota si interruppe. Dopo qualche anno di celebrazioni e festeggiamenti pubblici, e di molte sregolatezze, Gagarin si rimise in forma e tornò a chiedere insistentemente alle autorità di poter riprendere almeno a pilotare aerei. Nel 1968 gli venne revocato il divieto di volo e fu riqualificato come pilota di jet.
L'ultimo volo. Il 27 marzo 1968, durante una missione di addestramento, il suo MiG entrò in avvitamento ad alta velocità e si schiantò al suolo. Le circostanze dell'incidente vennero messe a tacere e l'indagine divenne un segreto di Stato, alimentando così anche varie teorie complottiste antisovietiche.
Dai documenti declassificati cinquant'anni dopo emerge una sorta di banalità dell'evento (anche se non le cause precise): forse una brusca manovra per evitare un pallone meteorologico, forse l'effetto di turbolenza provocato dalla scia un altro aereo molto più grande.
Tra i tanti "si dice" c'è anche quello che vuole che a Gagarin fosse stata concessa una seconda missione nello Spazio.
Tre giorni dopo l'incidente, i funerali di Stato con decine di migliaia di persone ad accompagnare il feretro e probabilmente altre centinaia di migliaia nel mondo, attaccate alla radio e alle televisioni. Di Gagarin oggi restano la memoria dell'impresa, il sorriso, la meraviglia che ha riportato sulla Terra, le statue, i francobolli, il centro di addestramento dei cosmonauti alla Città delle Stelle... E il nome al cratere sulla Luna dove Gagarin sognava di mettere piede di lì a qualche anno.