Come se non bastassero gli apocalittici scenari da fine 2012, un'altra spada di Damocle incombe sul nostro pianeta. Il suo nome in codice è 2011 AG5: fino a poche settimane fa non era che uno degli 8744 near-Earth objects identificati, ma da qualche giorno è diventato l'argomento di conversazione prediletto di astrofili e non solo.
L'asteroide è infatti stato al centro del dibattito durante la 49esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sull'uso pacifico dello spazio extra-atmosferico (COPUOS) tenutasi a Vienna dal 6 al 17 febbraio 2012, e da allora - complice un previsto passaggio dell'oggetto celeste sulla nostra traiettoria il 5 febbraio 2040 - l'attenzione internazionale si è sollevata sul tema.
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2011 AG5 è un "masso" cosmico di 140 metri di diametro osservato per la prima volta l'8 gennaio 2011 dagli astronomi dell'osservatorio di Mount Lemmon in Arizona. La sua orbita lo porta, nel punto più lontano, al di fuori dell'orbita di Marte, e in quello più vicino, a circa metà strada tra la Terra e Venere, ma sul suo tragitto non si hanno informazioni più precise. A causa della sua attuale posizione del cielo diurno, non e' possibile, dicono gli esperti, compiere delle osservazioni utilizzando telescopi terrestri, né, di conseguenza, fare delle previsioni attendibili circa un possibile impatto con la Terra. Ecco perché ogni visione catastrofica sull'argomento, è da vedere con un certo scetticismo.
Certo un eventuale impatto sarebbe devastante. E il rischio di collisione è basso, ma esiste: è dato attualmente a 1 su 625, o al grado 1 della Scala di Torino (la scala utilizzata per valutare il pericolo di schianti di oggetti celesti sulla Terra, che va da 0 a 10).
Ma i portavoce della NASA definiscono "altamente improbabile" l'eventualità di contatto, come conferma anche Detlef Koschny della divisione missioni nel sistema solare del centro Estec dell'ESA a Noordwijk (Olanda): «2011 AG5 è l'oggetto che, secondo le valutazioni odierne, ha le più alte probabilità di impattare con la Terra nel 2040» ha affermato, «tuttavia finora abbiamo studiato bene soltanto la metà della sua orbita, non abbiamo quindi una completa sicurezza sulle conclusioni dei nostri calcoli».
Prendi l'asteroide al lazo e utilizzalo come base spaziale
Molto prima della data X, arriverà un giorno in cui l'asteroide e gli esperti potranno conoscersi meglio. Nel settembre 2013, il massiccio spaziale arriverà a "solo" 147 milioni di chilometri dalla Terra, e si avrà l'occasione di studiare la sua orbita con maggiore precisione. Un altro passaggio "ravvicinato" avverrà alla fine del 2015 e nel febbraio 2023, quando transiterà a circa 1 milione e 600 mila chilometri dalla Terra.
«In virtù dell'estrema rarità dell'impatto di un asteroide near-Earth di quelle dimensioni mi aspetto che saremo in grado di ridurre significativamente o escludere ogni probabilità di impatto per il futuro» ha rassicurato Don Yeomans, manager del NASA's Near-Earth Object Program Office presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, California.
Dibattere di possibili soluzioni al disastro, da trattori gravitazionali a esplosioni nucleari, è quantomeno prematuro: se proprio vogliamo preoccuparci, aspettiamo almeno di avere dati più precisi. Per chi volesse comunque tenersi aggiornato, basta consultare il bollettino sugli asteroidi vicini della NASA.