Gli asteroidi sino a pochi decenni fa erano considerati la “cenerentola” dell’astronomia, ma nel corso degli anni si sono mostrati una popolazione di oggetti estremamente interessante per le caratteristiche dinamiche e fisiche dei suoi componenti, senza dimenticare il rischio che alcuni di loro rappresentano per il nostro pianeta.
È proprio uno di questi oggetti, catalogato con il numero 29075 e con la sigla provvisoria 1950 DA, è salito agli onori delle cronache per una sua peculiare caratteristica. Sembra, infatti, che la sua struttura non sia monolitica, ma costituita da granuli rocciosi tenuti assieme tra di loro da deboli forze di coesione.
Mucchi di pietra. Precedenti ricerche avevano dimostrato che alcuni asteroidi sono costituiti da cumuli di detriti rocciosi tenuti assieme dalla reciproca forza di gravità. Ma 1950 DA, che è uno di questi “mucchi di pietre”, sembra mostrare che questa non è la regola. Questo piccolissimo pianeta ha un diametro medio di 1,3 km, orbita attorno al Sole in circa 2,21 anni e appartiene al gruppo dei cosiddetti PHA (Potentially Hazardous Asteroids), una sottocategoria dei Near Earth Objects (NEA), oggetti che hanno orbite che entrano all’interno di quella di Marte, che sono quindi potenzialmente pericolosi per la Terra.
I PHA sono oggetti con dimensioni superiori a circa 100 metri e le cui orbite li portano ad una distanza dal nostro pianeta inferiore ai 7,5 milioni di km.
Adesso, note le dimensioni dell’oggetto, il gruppo di ricercatori dell’Università del Tennessee (Knoxville, USA) che ha condotto lo studio ha calcolato l'inerzia termica e la densità di 1950 DA (3 g/cm³), scoprendo che ruota più velocemente del limite di rottura per la sua densità.
Sfida alle leggi della fisica. La sua velocità di rotazione è infatti leggermente superiore a quella che permetterebbe a un asteroide di quel tipo di rimanere coeso se le forze che lo tengono insieme fossero solo la sua debole gravità e l'attrito fra i frammenti di roccia che lo compongono. Il moto di rotazione attorno al suo asse (2 ore e 6 minuti), infatti, è così veloce che all’equatore la gravità è negativa. In altre parole, la forza centrifuga è tale che un oggetto posto sull’equatore dell’asteroide sarebbe lanciato nello spazio e se un ipotetico astronauta volesse passeggiare sulla sua superficie dovrebbe ancorarsi bene per non volare via. Secondo il modello che tiene conto soltanto della forza di gravità, il limite minimo del periodo di rotazione per evitare che la forza centrifuga disgreghi l’asteroide è di 2 ore e 12 minuti.
La soluzione. Le uniche forze che potrebbero tenere unita la struttura di 1950 DA sarebbero quindi le forze coesive di Van der Waals, cioè le forze attrattive che si instaurano tra molecole, dette più genericamente forze intermolecolari. Si tratta in pratica delle stesse forze che permettono ai gechi di camminare tranquillamente su una parete liscia verticale o su un soffitto. Le estremità delle loro zampe, infatti, sono ricoperte da milioni di peli che moltiplicano le deboli forze elettromagnetiche di interazione con la superficie.
Rischio ridotto. 1950 DA, che fu scoperto il 23 febbraio 1950 e osservato per 17 giorni, fu quindi perso e scomparve alla vista per oltre mezzo secolo. Fu poi riscoperto il 31 dicembre 2000, avvicinandosi alla Terra nel marzo del 2001 a soli 7,8 milioni di km. Divenne famoso nel 2002, quando fu annunciato che aveva circa una possibilità su 300 di colpire la Terra entro il 2880. Da allora, nuove osservazioni radar hanno ulteriormente ridimensionato il rischio, tanto che oggi la probabilità è stimata in 1 su 20.000.
L’energia rilasciata dall'impatto di un oggetto delle dimensioni di 1950 DA, che arriverebbe sulla Terra ad una velocità di oltre 60.000 km/h, determinerebbe significativi cambiamenti nel clima e nella biosfera, costituendo una minaccia per la civiltà poiché rilascerebbe un’energia pari a quella prodotta dall’esplosione di quasi 45 miliardi di tonnellate di tritolo, ovvero l'energia necessaria per radere al suolo in pochi secondi un'area delle dimensioni della Francia e a generare un cratere del diametro di oltre 20 km.
Conoscere la struttura degli asteroidi e le forze che la dominano serve prima di tutto ad ottimizzare le strategie per prevenire futuri impatti con il nostro pianeta. Se un asteroide è tenuto insieme dalle forze di coesione di Van der Waals, infatti, basterebbe un piccolo impulso per provocare la rottura completa dell’oggetto e renderlo quasi del tutto inoffensivo.
Ma che cosa accadrebbe se 1950 DA colpisse la Terra? Scoprilo con questa gallery







