Il vulcano islandese Fagradalsfjall non erutta lava dal 18 settembre, giorno in cui l'eruzione ha raggiunto il record di durata per il Paese da 50 anni a questa parte, ma i geologi dicono che è troppo presto per affermare che l'evento si sia sopito del tutto. Tutto iniziò la sera del 19 marzo 2021, quando sulla penisola di Reykjanes, a sud-ovest di Reykjavik, la lava incominciò a fuoriuscire da una fessura nel terreno, dando vita ad uno spettacolo che è diventato rapidamente una grande attrazione turistica, richiamando oltre 340.000 persone, che spesso, anche sotto piogge torrenziali, si sono recate a piedi in prossimità delle principali bocche.
Forse c'è un tappo. Ora i campi di lava nera indurita coprono il paesaggio per quasi cinque chilometri quadrati e, occasionalmente, qua e là si può ancora osservare qualche pennacchio di fumo sulfureo fuoriuscire dalle fessure. Spiega Sara Barsotti, vulcanologa italiana che lavora in Islanda ed è coordinatrice dei rischi vulcanici presso l'Ufficio Meteorologico Islandese: «È possibile che la lava più superficiale si sia raffreddata al punto da creare un tappo e bloccare la risalita di altra lava. Spesso è così che finiscono le eruzioni».
Dal 18 settembre i sismografi non hanno registrato tremori, le leggere vibrazioni osservate prima e durante l'eruzione e sebbene non ci siano state altre fuoriuscite di lava durante questo periodo, un pennacchio di fumo sta ancora uscendo dal cratere principale.
Ci vorrà tempo. «Ma ciò sembra essere frutto solo del calore residuo e del gas presente nel magma sotterraneo», ha spiegato il geofisico Pall Einarsson. «Dopo aver espulso magma a una temperatura di più di 1.200 gradi centigradi, il vulcano impiegherà un po' di tempo prima che si raffreddi al punto da fermare l'esalazione di gas e il calore». Secondo l'Ufficio Meteorologico Islandese la quantità di anidride solforosa rilasciata dal vulcano in questi giorni è bassa: pochi chilogrammi al secondo rispetto alle diverse centinaia di chilogrammi espulse quando era in atto l'eruzione.
Erutterà ancora? I dati satellitari e GPS, tuttavia, hanno mostrano un recente innalzamento del livello del suolo in una vasta area della penisola di Reykjanes, una cosiddetta "inflazione" o sollevamento, e ciò è un elemento a conferma di chi sostiene che la regione si stia riattivando dal punto di vista vulcanologico: in questo caso l'eruzione del Fagradalsfjall sarebbe solo il primo capitolo di una storia ancora tutta da scrivere.
È anche vero che l'innalzamento del suolo, iniziato a metà settembre, è relativamente limitato, intorno ai due centimetri nel suo punto di massimo innalzamento, ma è pur sempre un segno che qualcosa è in atto in quell'area ed è per questo che i vulcanologi non escludono la possibilità di una ripresa dell'attività vulcanica.