Scienze

I brontolii del vulcano islandese Bárðarbunga

La terra trema sotto al Vatnajökull, la più grande calotta glaciale d'Europa: sono i segni del risveglio del Bárðarbunga, un vulcano silente dal 1910. Gli esperti si preparano a una possibile eruzione, memori di quanto accadde nel 2010, quando a eruttare fu l'Eyiafjöll.

Solo nelle ultime 48 ore, il suolo sotto al ghiacciaio Vatnajökull, in Islanda, ha tremato 2200 volte. Lì giace, nascosto sotto a oltre 3 chilometri cubi di ghiaccio, un vulcano silente da almeno cent'anni, il Bárðarbunga (o, in caratteri per noi più comprensibili, Bardarbunga). Secondo i sismologi, l'intensa attività sismica sarebbe dovuta al movimento di magma nel sottosuolo: roccia fusa ad altissime temperature, che non è ancora emersa in superficie, ma potrebbe farlo da un momento all'altro.

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Un precedente "scomodo". L'Islanda, che ospita oltre 30 vulcani attivi, vive un'eruzione vulcanica in media una volta ogni 5 anni. L'ultima degna di nota è stata quella del Eyiafjöll nel 2010 (forse ricordate il nome Eyjafjallajökull, che indica il ghiacciaio che lo ricopre. Jökull in islandese significa infatti ghiacciaio).

Il pennacchio di ceneri sollevato dal vulcano mandò in tilt il traffico aereo di mezza Europa. Ecco perché ora tutti gli occhi sono puntati sul Bárðarbunga: il livello di allerta dell'aviazione islandese è stato portato ad arancione (il quarto su una scala di 5) anche se dopo l'esperienza di 4 anni fa, le autorità aeronautiche hanno imparato ad affrontare meglio gli effetti delle eruzioni vulcaniche e non si lascerebbero cogliere impreparate.

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lungo letargo. Negli ultimi 7600 anni il Bárðarbunga ha eruttato in media cinque volte in un secolo: l'ultima eruzione risale, forse, al 1910, anche se l'evento potrebbe essere attribuibile a uno degli altri vulcani vicini. Gli sciami sismici e la deformazione del terreno in senso orizzontale registrata dai Gps indicherebbero che il magma si sta spostando, insinuandosi tra le fratture della roccia: l'area intorno al vulcano è stata evacuata ma i sorvoli della zona non hanno al momento individuato alcun punto di uscita.

Diverse possibilità. Gli scenari possibili sono i più disparati: il più ottimistico è che il magma si solidifichi senza alcun episodio eruttivo. Un altro è che la roccia fusa trovi una via di uscita, ma rimanga sotto alla calotta glaciale, fondendo, con il suo calore, parte dei ghiacci e provocando pericolose alluvioni, con getti di ghiaccio sciolto che scivolino a valle.

Una maggiore quantità di magma potrebbe anche riuscire a oltrepassare il "coperchio" ghiacciato e risalire in superficie, provocando un alto pennacchio di fumo; o peggio ancora, insinuarsi tra le fratture che corrono, sotto al ghiacciaio, per decine di chilometri a sud e a ovest del vulcano: gran parte dell'energia idroelettrica della regione arriva dai fiumi della zona.

Nessuno può prevedere con precisione che cosa accadrà. Occorre solo aspettare (giorni, settimane o mesi).

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22 agosto 2014 Elisabetta Intini
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