Scienze

Vulcani in fermento: le Hawaii, Vanuatu, l'Alaska, il Guatemala, Reunion

C'è fermento tra i vulcani della Terra: alcuni tra i più pericolosi per le popolazioni sono tornati in piena attività quasi contemporaneamente.

Se l’eruzione alle Hawaii attira l'attenzione di molti, dall’altra parte del Pacifico, nell'arcipelago delle Vanuatu, si consuma un dramma meno evidente: migliaia di persone vivono in una sorta di limbo nell’attesa di capire cosa sarà delle loro vite. Dieci-undicimila residenti sono infatti stati sollecitati dal loro governo a lasciare l’isola di Ambae, dove il Manaro (un vulcano a scudo) - in eruzione dallo scorso mese di settembre - ha trentuplicato la sua intensità nelle ultime settimane, lasciando poche speranze a coloro che volevano restare sull’isola.

Un’inondazione, in questi ultimi giorni, ha mischiato acqua e ceneri creando fiumi di fango che hanno spazzato via un intero villaggio. Al momento è in programma l’evacuazione completa dell’isola, ma non è chiaro se deve essere "spontanea" oppure gestita dal governo - che pare avere lasciato al caso molte questioni: molti bambini, per esempio, si preparano a essere portati nelle scuole di altre isole senza però sapere se con loro ci saranno anche i genitori.

In generale, alle Vanuatu la situazione appare molto confusa: le ceneri che ricadono abbondanti sull’isola stanno creando grossi problemi di salute, con diarrea, vomito e svenimenti che sono all’ordine del giorno, ma sembrano mancare o scarseggiare le maschere per filtrare l’aria.

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Il vulcano dell'isola Ambae, alle Vanuatu, fotografato all'inizio di ottobre del 2017: l'eruzione di cenere prosegue quasi ininterrotta da mesi, e adesso si parla di evacuare completamente e definitivamente dall'isola.

L'eruzione delle Hawaii. Nel Pacifico centrale, alle Hawaii, sono per adesso circa un migliaio le persone evacuate nelle ultime ore per l'eruzione del Kīlauea. Alcune nuove fratture si sono aperte nell’isola e hanno incominciato a "vomitare" lave e, purtroppo, anche gas nocivi - come l’anidride solforosa. Anche se il vulcano non è particolarmente pericoloso, in quanto le sue eruzioni sono di tipo effusivo e non esplosivo, ossia emette colate di lave liquide, che danno modo alle persone di mettersi al riparo, rimane comunque difficile prevedere dove si possono aprire nuove fessure e per quanto tempo quelle aperte continueranno ad emettere lave.

Anche in questo caso è possibile gli evacuati debbano cercarsi un’altra area dove stabilirsi, perché è caratteristica del Kilauea eruttare per lunghi periodi di tempo.

I telescopi delle Hawaii. Il sistema di puntamento del Keck I, che ha uno specchio di 10 metri, ha subito alcuni danni in seguito ai recenti terremoti di magnitudo 5.4 e 6.9. Il Keck II non ha invece subito danni.

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Il Piton del la Fournaise, sull'isola di Reunion. © Stephane Michel

Il risveglio dei vulcani. Negli ultimi giorni, intanto, si è risvegliato anche un vulcano dell’Alaska, il Cleveland, che ha sparato ceneri a oltre 6,5 chilometri d’altezza: si trova su di un arcipelago non abitato, ma eruzioni simili possono creare problemi al traffico aereo.

Un'altra nuova eruzione da registrare è quella del Piton de la Fournaise, sull’isola di Reunion, dove sembra che il magma sia arrivato molto vicino alla superficie e potrebbe dare origine a una imponente attività. Vi è poi il Pacaya, in Guatemala, che nelle ultime settimane ha intensificato la sua attività - iniziata nel 2010 - con fontane di lava che si alzano, con notevole frequenza, fino a 80 metri sopra la bocca del vulcano. Non sembrano però esserci evidenze di una correlazione tra tutti questi fenomeni.

7 maggio 2018 Luigi Bignami
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