Un nuovo parabrezza per le automobili del futuro: lo sta sviluppando Volkswagen, in collaborazione con il centro di ricerca del Fraunhofer Institute, per contrastare ghiaccio e condensa.
“In Germania si cerca di contrastare il noioso fenomeno di ghiaccio e condensa sui vetri”
Noia agghiacciante – In inverno nei paesi più freddi, ivi compresa l’Europa del Nord o il Nord dell’Italia, il parabrezza si appanna e congela, a causa del freddo. Per questo gli ingegneri della Volkswagen stanno studiando un sistema che possa evitare l’annoso problema evitando il congelamento, la brina e la condensa sulle superifici vetrate delle automobili.
Fermarlo sul nascere - Attualmente esitono i cristalli riscaldabili, che annullano l’appannamento del vetro e contrastano in parte il congelamento con resistenze e getti di aria calda. Ma agiscono solo a posteriori: quando il fenomeno è già avvenuto. Il nuovo sistema che stanno sviluppando i ricercatori della casa automobilistica tedesca vuole invece evitare che il ghiaccio o la condensa si formino e cristallizzino su vetri, lunotto e parabrezza, anche di notte, in presenza di forte umidità e a temperature di parecchi gradi sotto allo zero.
Sistema tecnologico – Il prodotto che stanno studiando in Germania, con l’ausilio delle ricerche del famoso Fraunhofer Institute, è composto da uno speciale vetro che non permette di disperdere il calore verso l'esterno. Si chiama Low-E (low thermal emissivity) ed è un particolare rivestimento che impedisce alla pellicola di acqua, ghiacciata o condensata, di fermarsi e resistere sul vetro. Stando alle affermazioni di Thomas Drescher del reparto di sviluppo di Volkswagen il Low-E non è finora in grado di impedire la totale formazione di ghiaccio e condensa, ma riesce a contrastarne in buona parte l’intensità.
Per il futuro – Gli esperimenti svolti dalla Volkswagen dimostrano che è possibile ridurre il fenomeno, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che questo prodotto sia disponibile per per il mercato e il consumo di massa. I ricercatori comunque sperano che, dopo ulteriori e accurati test, sia possibile arrivare a una soluzione plausibile entro la fine del 2011.