Nel passato storico alcuni importanti fenomeni climatici, come il freddo o l’eccessiva elevata temperatura, hanno profondamente influenzato momenti importanti della Storia, al punto da indirizzarne il corso degli eventi. E i cicloni non sono stati da meno. Difficile dire cosa sarebbe successo se non si fossero intromessi, certo è che il loro apporto è stato importante nell’evolversi di eventi storici importanti. Un personaggio che si scontrò con gli uragani al punto da avere serie conseguenze sulla stabilità del suo stesso Impero, fu l’imperatore mongolo
Kublai Khan, discendente di Genis Khan. Egli è stato il fondatore del primo Impero cinese della Dinastia Yuan. In Europa divenne famoso in quanto Marco Polo visitò il Catai durate il suo regno e lo descrisse con dovizia nel suo Milione.
Dopo aver stabilizzato il suo Impero, conquistò Yunnan e Goryeo (la Corea). Poi anche il Giappone entrò nelle mire di Kublai Khan. In realtà egli voleva assoggettare anche Myanmar, ma le cose andarono molto diversamente. E gli uragani furono assai importanti nel fallimento dell’impresa. Khublai Khan, infatti, tentò per due volte di raggiungere e conquistare il Giappone, ma entrambe le volte, anche se molto si deve ai samurai che resistettero con fermezza, fu il tempo cattivo a distruggere le sue flotte.
Il primo tentativo di conquista venne organizzato nel 1274. L’Imperatore inviò una
flotta di un migliaio navi e 45 mila uomini. Come punto di sbarco venne scelta la parte settentrionale dell'isola Kyushu, da dove avrebbe iniziato la conquista dell’intero Giappone. Ma l’Imperatore cinese non fece i conti con un
violento uragano che gli decimò la spedizione. Ciò che rimase fu costretta alla resa. Kublai Khan tuttavia, non si diede per vinto. Nel 1281, infatti, ritentò. Questa volta la flotta era composta da più di 1.170 grosse giunche da guerra, ciascuna lunga oltre 70 metri. Di nuovo tuttavia, la preparazione dei giapponesi e un muro alto alcuni metri sull’isola che era stato costruito dov'era previsto che i mongoli sbarcassero e che doveva servire per impedire una facile avanzata dei cavalli rallentarono di molto i progetti di Kublai Khan. Ancora una volta però i
giapponesi furono aiutati da un violento
uragano che mise in fuga e affondò sia le navi provenienti dalla Corea che quelle che giunsero direttamente dalla Cina. Nella memoria dei giapponesi quell’uragano viene ricordato con il nome di Kamikaze o Vento Divino. Migliaia di reperti di quelle navi affondate vennero alla luce durante una campagna di ricerche effettuate agli inizi di questo secolo, che dimostrarono che l’affondamento avvenne soprattutto per l’azione del maltempo.
In Occidente
E dall’Asia all’Occidente. Una delle scoperte più importanti della Storia, quella dell’America da parte di Cristoforo Colombo, forse si poté realizzare per la mancanza di uragani lungo la rotta tenuta dall’esploratore, nonostante che la navigazione fosse avvenuta nel periodo degli uragani atlantici. Fu fortuna o perizia di Colombo? Molto si è discusso a tal proposito. A favore di una scelta consapevole delle rotte e del periodo per evitare gli uragani vi è il fatto che Colombo salpò dal Portogallo il 3 agosto del 1492 per arrivare alle Canarie l’11 agosto. Perché, a quel punto, rimase attraccato all’isola fino al 6 settembre se la tappa doveva servire solo al rifornimento di acqua e viveri e per qualche piccola riparazione? Secondo alcuni storici , una sosta così lunga fu voluta da Colombo proprio per evitare di incontrare qualche ciclone atlantico. Il diario di bordo racconta che l’equipaggio incontrò 11 giorni di calma su 36 utilizzati per la traversata dalle Canarie alle Americhe, dove giunse il 12 ottobre. Egli incontrò un periodo di calme che per durata corrisponde a circa il doppio rispetto a quelle che si incontrano normalmente in quel periodo dell’anno. Che non ci fosse di mezzo solo la fortuna ad aiutare Colombo vi è anche il fatto che dopo aver lasciato le Canarie l’esploratore tenne una rotta più settentrionale rispetto a quella che tengono gli uragani.
Non vi sono altri episodi noti nei quali gli uragani hanno interessato le scelte di grandi personaggi storici, ma ve ne sono numerosi che hanno modificato la storia di gruppi di persone o addirittura lo sviluppo di un’area del pianeta. E’ il caso, ad esempio, delle 16 navi della flotta spagnola del Nuovo Mondo, che nel 1553, quindi pochi anni dopo la conquista dell’America, trasportavano uomini verso Cuba, la quale venne totalmente distrutta da un uragano, senza lasciare tracce. Che ne sarebbe stata dell’isola cubana se quegli uomini fossero arrivati su di essa per sviluppare maggiormente la colonizzazione? Ma al contrario, che ne sarebbe stato dell’Arcipelago delle Bermuda, se nel 1609, una flotta di navi con inglesi a bordo e diretti in Virginia non fosse stata investita da un urgano? Alcune navi affondarono, ma quelle che rimasero, alcune seriamente danneggiate, riuscirono ad attraccare proprio sulle Isole Bermuda, facendo si che quegli emigranti divennero i primi abitanti di tali isole, prima totalmente disabitate. Una storia che venne raccontata nell’opera di William Shakespeare “La Tempesta”.
E certamente ha segnato il corso della storia delle Antille l’uragano che tra il 10 e il 16 ottobre del 1780 si abbatté a La Martinica. Esso causò la morte di circa 20.000 persone, una numero enorme se confrontato con quello degli abitanti che allora vivevano su quelle isole.
Con l’avvicinarsi alla storia dei nostri giorni l’impatto di questi violenti fenomeni della natura con gli eventi storici si sono molto diradati per scomparire del tutto. Ciò grazie alla possibilità di seguire e prevedere gli uragani utilizzando i satelliti, che permette facilmente di tenere lontani dalle rotte dei cicloni navi ed aerei, tanto più se impegnate in azioni di guerra.