Lo spaventoso terremoto di magnitudo 8.1 (che alcune fonti danno addirittura a 8.3) del 7 settembre, al largo del Messico - a un centinaio di chilometri dalla costa e tra i 33 e i 35 chilometri di profondità - è da inquadrare in una complessa area geologica caratterizzata dalla giunzione di ben 4 placche tettoniche: nord americana, sud americana, Cocos e Nazca.
Le placche sono porzioni della litosfera terrestre (ossia la parte più superficiale della Terra, che comprende la crosta e una parte del mantello solido): la Cocos e la Nazca si muovono verso est a una velocità stimata di 75-78 millimetri all’anno e vanno in subduzione rispetto alle altre due, la nord americana e la sud americana, si infilano cioè al di sotto di queste.
Notevole complessità. Nel contempo, la placca americana si muove verso est rispetto a quella caraibica a una velocità di circa 20 millimetri l’anno. Questo dà origine a faglie (fratture che si muovono) molto attive, che causano altri terremoti violenti: numerosi e violenti terremoti e una notevole quantità di vulcani sono la testimonianza di quanto sia dinamica e complessa la situazione geologica di quell'area.
Prima del terremoto del 7 settembre, nell’area il sisma più violento si è verificato nel 1962, con magnitudo 7.2.
Tsunami. Il centro di allerta tsunami delle Hawaii ha subito fatto scattare l'allarme che, per adesso, vale per le coste del sud America.