Le prove del più antico cambiamento ambientale prodotto scientemente da esseri umani sono emerse in un'area montuosa della Germania, nel sito archeologico di Neumark-Nord, non lontano dalla città di Hallen. La scoperta è destinata a riflettersi sulla nostra visione dell'Antropocene, l'epoca geologica in cui la natura viene cambiata per mano dell'uomo. Infatti, prima di quella dell'Homo sapiens (protagonista della rivoluzione agricola circa diecimila anni fa) è spuntata la mano dell'Uomo di Neanderhal, che 125.000 anni or sono, nell'attuale Germania, creò spazi aperti, riducendo la foresta con l'uso del fuoco. È quanto riporta uno studio su Science Advances con primo firmatario Wil Roebroeks, della Leiden University (Olanda). Dimostra come per duemila anni, a Neumark-Nord, i Neanderthal riuscirono a mantenere aperta, favorendo la crescita di piante erbacee e cespugli di noccioli, un'area nel bel mezzo di una foresta di caducifoglie che ricopriva le attuali Polonia e Germania, interrotta naturalmente da alcuni laghi... e artificialmente dai Neanderthal, i cui insediamenti potevano essere meno mobili e più densamente popolati di quello che comunemente si pensa.
Prove di bruciato. Particelle di carbone sparse ovunque negli strati analizzati dai ricercatori, assieme ai i resti di legno e foglie bruciati, l'esposizione a fonti di calore di semi e manufatti litici, indicano che vi furono incendi intenzionali di tratti di foresta per cambiare il paesaggio. La formazione di praterie è attestata dal ritrovamento di pollini di piante erbacee e delle tipiche erbe aromatiche. Gusci di molluschi che vivevano nelle zone aperte e le ossa fossili di rinoceronti, cavalli e bovidi selvatici, macellati dai Neanderthal, sono un'altra prova della presenza di praterie.
Strategia diffusa. L'uso del fuoco per bruciare la foresta è una pratica documentata dei cacciatori raccoglitori attuali e anche dell'Homo sapiens preistorico. In Australia, 40 mila anni fa, o in Nuova Guinea 10 mila anni prima, l'arrivo dei Sapiens coincise con incendi e con la creazione di spazi aperti. In Africa centro meridionale, già 85 mila anni fa, fu usato il fuoco per disboscare aree intorno al lago Malawi-Niassa. Tutto questo aveva un motivo pratico: dopo l'incendio nascevano piante tenere e appetibili per gli animali. L'incendio predisponeva insomma una trappola ambientale per attirare gli erbivori e poterli catturare o colpire con lance. Per lo stesso identico motivo (attirare gli erbivori come prede) i Neanderthal devono avere bruciato i loro tratti di foresta europea 125 mila anni fa. E ciò avveniva non a caso in un periodo interglaciale, con un clima temperato simile a quello di oggi.
Cicli del freddo. Durante la glaciazione Riss, iniziata 200 mila anni fa, il paesaggio europeo, laddove non era ricoperto da ghiacci, era simile a una steppa (come l'odierna tundra). Quando il freddo diminuiva, si formavano negli anni foreste di betulle (come nella taiga) e di abeti. Quando poi la temperatura saliva, dando luogo a un periodo interglaciale (in questo caso da 130 a 110 mila anni fa) predominavano aceri e querce oltre ad altri alberi tipici del bosco di caducifoglie. Gli archeologi hanno potuto verificare che l'area geografica in cui si trova il sito di Neumark-Nord non era estranea a questa rotazione, che avveniva nel corso di migliaia di anni in rapporto al clima. Con la differenza però che quando era il turno dei boschi di caducifoglie, i Neanderhal di quel periodo provvedevano a cambiare il paesaggio perché si formassero le praterie, più adatte per la caccia (come lo era la steppa). Dove invece il Neanderthal non si era insediato, hanno appurato i ricercatori, i boschi restavano continui.
Piromani per coltivare. Ma c'è di più: l'uso del fuoco per disboscare creava una grande disponibilità di nocciole. Secondo Gaetano Forni, una delle massime autorità sullo studio delle origini dell'agricoltura, l'uso del fuoco, anche se attuato solamente per lasciare spazio alla crescita spontanea di piante commestibili, deve essere considerato il "primo atto agricolo". Nella Mezzaluna Fertile (nel Vicino Oriente) l'Homo sapiens scoprì che assieme alle tenere piante che attiravano gli animali crescevano anche le graminacee, forme selvatiche di orzo e di grano. Le prime macine nacquero per lavorare i semi di queste piante selvatiche che si sviluppavano meglio nei terreni ricchi di cenere, un buon fertilizzante. Poi ci si accorse che, seminando, le graminacee potevano crescere in modo controllato. Ulteriori ricerche ci diranno se anche il Neanderthal arrivò vicino alla rivoluzione agricola, preferendo però restare un cacciatore nomade.