La nuova stima del tasso globale di estinzione è stata realizzata da Stuart Pimm della Duke University a Durham, North Carolina, e colleghi. Il calcolo aggiorna lo studio che la squadra di Pimm fece nel 1995, quando risultò che le attività umane stavano portando all’estinzione le specie viventi ad un tasso di “centinaia di volte” superiore a quello naturale (Science). Ma ora lo stesso Pimm ha scoperto di aver sottovalutato il tasso a cui le specie stanno scomparendo, allorché lo ha confrontato con quanto avvenuto negli ultimi 10-20 milioni di anni.
La Lista Rossa delle specie minacciate di estinzione, realizzata dalla Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), è risultata fondamentale per l'analisi di Pimm. "Venti anni fa non avevamo l'ampiezza dei dati oggi in possesso che ci ha permesso di valutare lo stato di almeno 70.000 specie”, ha detto un membro del gruppo di ricerca, Thomas Brooks della IUCN a Gland, in Svizzera. Studiando il DNA degli animali, i biologi hanno creato anche alberi genealogici per molti gruppi di animali, permettendo loro di calcolare quando sono emerse nuove specie.
Sembra che in media, ogni specie di vertebrati dà origine a una nuova specie una volta ogni 10 milioni di anni. Stando a una serie di elementi che sono stati raccolti, secondo Primm, il tasso di estinzione naturale non può essere superiore al tasso al quale se ne sono venute a formare di nuove. Fino al 1995 sembra che non ci si stata una accelerazione come quella in atto da allora, se non per gli anfibi, che erano colpiti da un particolare fungo assassino. Gli ecosistemi possono collassare presto Ma ora le cose sono fortemente cambiate e la velocità di estinzione ha subito una notevole accelerazione. Ora Primm si chiede cosa possa significare l'elevato tasso di estinzione attuale per la salute di interi ecosistemi.
Alcuni ricercatori sostengono che le estinzioni possono essere sostenute dagli ecosistemi fino ad un certo punto, poi si ha il collasso senza possibilità di ritorno. Ma per ogni ecosistema non si conosce quale sia il punto di non ritorno. “Quel che è certo –dice Primm- è che le estinzioni ad un tasso 1000 volte superiore a quello naturale non può essere sostenuto a lungo da tutti gli ecosistemi noti”. La squadra di Pimm ha anche compilato una mappa globale dettagliata della biodiversità, che mostra il numero di specie minacciate e di ricchezza di specie globale suddivisa in griglie di 10 chilometri quadrati. Questa mappa può essere di grande aiuto agli ambientalisti per decidere cosa fare.
Un esempio di come è stata utilizzata viene da Clinton Jenkins dell'Istituto per la Ricerca Ecologica a Nazaré Paulista, in Brasile, il quale dopo aver notato un numero elevato di specie minacciate sulla costa atlantica del Brasile a causa di tratti di foresta fortemente danneggiate sta cercando con la collaborazione di un gruppo brasiliano, il Golden Lion Tamarin Association, per acquistare terreni e ricollegare i frammenti di foresta isolate dal disboscamento.