Conosciuto come la porta dell'inferno, dall’Erta Ale, uno dei vulcani più attivi dell'Etiopia e dell'Africa intera, nell'omonima catena di vulcani, fuoriescono senza soluzione di continuità grandi quantità di lave fluide di tipo basaltico che ricordano quelle dell’Etna. È un "sorvegliato speciale", tenuto sotto controllo da numerosi satelliti, tra i quali Landsat 8 (Nasa e US Geological Survey), che il 26 gennaio scorso ha ripreso una serie di interessanti immagini all'infrarosso e con i colori naturali.
La nuova frattura. Le fotografie hanno rivelato due distinti flussi di lava, oltre a pennacchi di gas vulcanici e vapore e altri fenomeni secondari legati al vulcanismo. Uno dei due flussi di lava, del tutto nuovo, fuoriesce da una frattura lunga circa 6 chilometri ed è l'indizio di una importante attività geologica che sta interessando tutta l'area.
L'Erta Ale è un vulcano a scudo, ossia con un diametro molto più grande dell'altezza del cono vulcanico, situato nella depressione della Dancalia (o depressione di Afar: una regione del corno d'Africa che comprende lo Stato di Gibuti e parte dell'Eritrea e dell'Etiopia), dove tre placche tettoniche si stanno separando l'una dall'altra. In quest'area la crosta terrestre si è assottigliata di molto e questo sta producendo una serie di fratture dalle quali fuoriescono lave in abbondanza.
Capriccioso. L'Erta Ale è noto in particolare per il grande lago di lava nella depressione sommitale del vulcano, la sua caldera, a cui deve il soprannome di "porta dell'inferno".
Non è particolarmente esplosivo, ma a volte le sue eruzioni causano gravi danni alle deboli economie della regione, come nel settembre del 2005, quando una violenta emissione di lava e gas uccise oltre 250 capi di bestiame e obbligò parte della popolazione a un'evacuazione forzata.