Un'importante sistema di circolazione oceanico che regola il clima di Europa e Nord America starebbe funzionando a rallentatore a causa, anche, di alcuni fenomeni legati al riscaldamento globale. A lanciare l'allarme due studi (vedi qui e qui) pubblicati su Nature questa settimana, e coordinati da David Thornalley, dell'University College London, e Levke Caesar, del Potsdam Institute for Climate Impact Research (Germania).
Un lungo viaggio. Il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Atlantic meridional overturning circulation, AMOC) è una sorta di invisibile nastro trasportatore che manda le acque calde, leggere e salate della Corrente del Golfo verso il Nord Atlantico - dove rilasciano calore in atmosfera, mitigando il clima dell'Europa settentrionale - e ridistribuisce le più fredde e pesanti acque polari in direzione sud.
In pratica l'acqua calda e salata giunta dai Tropici e dall'emisfero meridionale attraverso correnti superficiali, arrivata nel Nord Atlantico si raffredda e scende in profondità, per percorrere un nuovo viaggio fino in Antartide, e poi ricominciare il giro (che si comprende piuttosto bene dallo schema qui in basso).
Elemento di disturbo. Ma il global warming ostacola il naturale raffreddamento dell'acqua, accelera la fusione dei ghiacci artici (in particolare, della Groenlandia) e immette nel sistema grandi quantità di acqua dolce, alterandone il funzionamento.
Gli scienziati sapevano che questo sistema di correnti si sta indebolendo già dal 2004, da quando furono effettuate le prime misurazioni della sua intensità. Ora le nuove ricerche basate su un'attenta analisi dei sedimenti marini mostrano che non è mai stato così debole dal 400 d. C., ossia da 1.600 anni, e che negli ultimi 150 anni in particolare sembra essere rallentato del 15%.
Uno dei due studi si è concentrato sull'analisi di sedimenti oceanici al largo della North Carolina: grani di sedimenti più grossi riflettono il passaggio di correnti più veloci, grani più piccoli, di correnti più lente. I dati sulla temperatura di AMOC nel tempo sono stati anche ricavati dall'analisi delle conchiglie di alcune piccole creature acquatiche in vari punti dell'Oceano Atlantico. Il secondo studio si è basato invece su misurazioni strumentali della temperatura oceanica raccolte negli ultimi 120 anni.
Appena all'inizio. Anche se entrambi gli studi convergono sull'indebolimento di AMOC, alcune conclusioni sono leggermente diverse. Uno sottolinea che un significativo rallentamento si verificò attorno al 1850, al termine della Piccola Era glaciale, come naturale risultato della variabilità climatica, e che su questo substrato si innescarono le conseguenze del global warming. Il secondo ipotizza che la maggior parte del peggioramento sia arrivato in seguito, a causa dell'impiego dei combustibili fossili.
Quel che è chiaro è che i cambiamenti climatici innescati dall'uomo continueranno a rallentare AMOC, con conseguenze potenzialmente preoccupanti sul clima globale: durante l'ultima Era glaciale, importanti cambiamenti in AMOC portarono a un calo complessivo delle temperature invernali anche di 5-10 gradi °C in una manciata di anni. Per ora non c'è ragione di pensare che scenari così estremi possano verificarsi con alte probabilità, ma la direzione avviata non permette di escluderlo con certezza.