Il Gange, uno dei più grandi fiumi del nostro Pianeta attraversa le pianure del nord dell'India e il Bangladesh. Ha una lunghezza di 2.525 chilometri (quasi 4 volte la lunghezza del fiume Po) e una portata di 12.020 metri cubi al secondo (quasi 8 volte quella del Po). Le sue sorgenti si trovano sul ghiacciaio di Gangotri nello stato indiano dell'Uttarakhand, nell'Himalaya centrale. In India è una fonte di sostentamento fondamentale per le popolazioni delle regioni che bagna. E da millenni è venerato nella religione indù.
Secondo una ricerca pubblicata su Nature Communications, il suo percorso è cambiato profondamente in tempi relativamente recenti a causa di un forte terremoto.
Deviato. Il sisma, mai documentato finora, ha deviato il canale principale del fiume Gange verso l'attuale Bangladesh, un Paese che ancora oggi è soggetto a grandi sismi. Non si tratta di un fenomeno unico: i geologi hanno documentato molti altri cambiamenti dei corsi di fiumi in altre parti della Terra, causati proprio da forti terremoti, un fenomeno chiamato "avulsione".
Come Spiega Michael Steckler, geofisico del Lamont-Doherty Earth Observatory, che fa parte della Columbia Climate School: «Sul nostro Pianeta ci sono state molte avulsioni, ma mai così importanti. Si è trattato di un fenomeno estremamente imponente: avrebbe potuto inondare qualsiasi ambiente». L'autrice principale del lavoro, Liz Chamberlain, dell'Università di Wageningen nei Paesi Bassi, ha inoltre sottolineato che: «Finora non avevamo mai avuto prove di avulsioni nei delta dei fiumi, specialmente in corsi d'acqua immensi come il Gange, ora però ne abbiamo le prove».
Avulsione. Il Gange, durante il suo percorso, si unisce ad altri grandi fiumi, tra cui il Brahmaputra e il Meghna, per formare un labirinto di corsi d'acqua che sfociano in un ampio tratto del Golfo del Bengala, abbracciando il Bangladesh e l'India. Insieme, formano il secondo sistema fluviale più grande del mondo, valutato in termini di portata (al primo posto c'è il Rio delle Amazzoni).
Così, come altri fiumi che hanno un grande delta, anche il Gange nel corso del tempo ha subito cambiamenti di percorso, senza l'intervento di terremoti. I sedimenti trascinati da monte a valle si depositano e si accumulano nel letto del fiume, finché a un certo punto il letto stesso diventa leggermente più alto rispetto alla pianura alluvionale circostante. E così l'acqua si crea un nuovo percorso.
«Questo non avviene tutto in una volta: potrebbero volerci inondazioni nel corso di anni o decenni. Un'avulsione dovuta a un terremoto, invece, può verificarsi immediatamente», spiega Steckler.
Scoperta casuale. Studiando le immagini satellitari, gli autori della nuova ricerca hanno individuato a circa 100 chilometri a sud di Dacca, la capitale del Bangladesh, quello che sembrerebbe essere stato precedentemente il letto principale del fiume. Si tratta di un'area bassa, larga circa un chilometro e mezzo, che corre parallela a una distanza di circa 100 chilometri dal letto attuale. L'area si allaga frequentemente e viene utilizzata principalmente per la coltivazione del riso.
La prova. Chamberlain, con il suo team, stava esplorando quest'area nel 2018, quando si imbatté in uno scavo realizzato per creare uno stagno che non era stato ancora riempito d'acqua. Sul fianco dello scavo vennero individuate tracce verticali di sabbia chiara, che tagliavano strati orizzontali di fango. I ricercatori si accorsero immediatamente di essere di fronte a una caratteristica (nota) generata dai terremoti: in aree ricche di acqua e fanghi, uno scossa prolungata, può spingere strati sepolti di sabbia verso l'alto, infiltrandoli in strati di fango sovrastante. Il risultato sono piccoli "vulcani" di sabbia, che possono eruttare in superficie.
Sismiti. Questi fenomeni, chiamati "sismiti", erano larghi 30 o 40 centimetri e tagliavano dai 3 ai 4 metri di fango. Ulteriori indagini hanno dimostrato che i sismiti erano orientati secondo uno schema ben definito, indicando così che la loro formazione era avvenuta in contemporanea. Le analisi chimiche dei granelli di sabbia e delle particelle di fango hanno dimostrato, inoltre, che le eruzioni, l'abbandono e il riempimento del canale avvennero nello stesso momento circa 2.500 anni fa.
Inoltre, circa 85 chilometri a valle, nel vecchio corso d'acqua, era già noto un sito simile che nello stesso periodo si era riempito di fango. Correlando tutto ciò gli autori del lavoro sono giunti alla conclusione che l'improvvisa avulsione fu causata di un terremoto di Magnitudo compreso tra il valore 7 e 8, dunque violentissimo.
Le cause. Definire quale fu la causa del sisma non è semplice, ma i ricercatori hanno ristretto il campo a due possibilità. La prima è una zona di subduzione (ossia il processo che vede una zolla terrestre infilarsi sotto un'altra) a sud e a est, dove un'enorme placca di crosta oceanica va a finire sotto il Bangladesh, il Myanmar e l'India nord-orientale. La seconda ipotesi è da ricondurre a gigantesche faglie (fratture della crosta terrestre che si sono mosse) che si trovano a nord, ai piedi dell'Himalaya, che si sono formate a causa dello scontro tra il continente indiano e il resto dell'Asia.
Potrebbe ripetersi? Uno studio del 2016, condotto da Steckler, mostra che queste zone sono sottoposte a un forte stress: questo potrebbe causare terremoti paragonabili a quelli di 2.500 anni fa. L'ultimo di queste dimensioni si verificò nel 1762, provocando uno tsunami mortale che risalì il fiume fino a Dacca. Un altro potrebbe essersi verificato intorno al 1140 d.C. Una ricerca parallela, sempre del 2016 stima che un terremoto di simile portata ai nostri giorni potrebbe colpire 140 milioni di persone.
Rischio diffuso. Il Gange non è l'unico fiume esposto a tali rischi. Altri, che si trovano in delta tettonicamente attivi, sono il Fiume Giallo in Cina, l'Irrawaddy del Myanmar, i fiumi Klamath, San Joaquin e Santa Clara, che scorrono al largo della costa occidentale degli Stati Uniti e il Giordano, che attraversa i confini di Siria, Giordania, Cisgiordania palestinese e Israele.