Scienze

Un impatto apocalittico alla fine dell'ultimo periodo glaciale

L'uomo fu testimone di incendi più devastanti di quelli causati dall'asteroide che uccise i dinosauri: 12.800 anni fa la Terra fu messa a ferro e fuoco dalla collisione con i frammenti di una cometa.

La Terra stava emergendo da una glaciazione, 12.800 anni fa, quando il cielo fu illuminato a giorno dalle scie di detriti spaziali: gli istanti seguenti non furono molto diversi da quelli che accompagnarono la fine dei dinosauri. Potenti onde d'urto, incendi diffusi e una densa nube di detriti che schermò la luce solare, gettando il pianeta in un nuovo inverno atomico.

Le piante perirono e con esse le fonti di cibo. I ghiacciai ripresero ad avanzare in un'estensione del grande freddo di un altro migliaio di anni. Solo quando il clima si fece più mite la vita tornò a fiorire, con un numero minore di grandi animali in circolazione e una nuova cultura umana in Nord America di cui ancora oggi si studiano le tracce.

A caccia di prove. A documentare gli effetti dell'impatto cosmico del Dryas recente (un termine che si riferisce a un breve periodo di congelamento terrestre alla fine del Pleistocene) è un imponente lavoro di ricerca di tracce geochimiche e isotopiche dell'impatto celeste pubblicato sul Journal of Geology. L'analisi, che ha riguardato sedimenti marini, lacustri e terrestri oltre a carote di ghiaccio e ghiacciai, è così vasta che è stata suddivisa in due parti.

Del presunto impatto cosmico si dibatte da tempo: anche se l'ipotesi del brusco raffreddamento climatico dovuto a una collisione celeste è suggestiva, per alcuni scienziati non ci sarebbero prove sufficienti ad avallare un singolo evento catastrofico piovuto dal cielo.

Un rogo sterminato. Il nuovo lavoro depone invece a favore di questa ipotesi. Il gruppo di 24 ricercatori coordinato dall'Università del Kansas riconduce il disastro alla collisione della Terra con i frammenti di una cometa di un centinaio di km di diametro, i cui resti si troverebbero ancora nel Sistema Solare. Quando i suoi pezzi impattarono sul pianeta (sull'America del Nord in particolare), provocarono incendi sul 10% della sua superficie. Andarono in fumo 10 milioni di km quadrati di terre emerse, come dimostrano le tracce di anidride carbonica, ammoniaca, nitrato e altre sostanze risalenti a quel periodo raccolte in 170 diverse località.

La fine di un'era. L'analisi dei pollini ha rivelato che le foreste di pini furono rimpiazzate da distese di pioppi. Parte della megafauna si estinse, e anche la popolazione umana subì un radicale mutamento (l'evento viene infatti anche chiamato ipotesi della cometa di Clovis, perché decretò la fine della cultura Clovis). L'impatto dovette impoverire lo strato di ozono atmosferico, causando tumori della pelle e altri effetti deleteri per la salute.

La Terra che ne emerse, risultò profondamente cambiata.

4 febbraio 2018 Elisabetta Intini
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