Dieta sana, attività fisica, e magari qualche trattamento estetico o chirurgico, possono farci apparire più giovani di quanto siamo realmente. Ma dal punto di vista biologico, qual è la vera età del nostro fisico? Lo rivela, anche se solo come dato statisitico, un test diagnostico disponibile da qualche mese nel Regno Unito.
Vecchi dentro. L'esame analizza la lunghezza dei telomeri, cioè la regione finale dei cromosomi: si tratta di parti di filamento che non codificano alcuna informazione e che servono a impedire lo sfilacciamento del DNA e la relativa perdita di informazioni durante il processo di duplicazione. I telomeri hanno in pratica la stessa funzione del nastro di plastica trasparente applicato alle estremità delle stringhe delle scarpe, che impedisce loro di sfilacciarsi con l'usura.
La lunghezza dei telomeri diminuisce a ogni divisione cellulare e diversi studi hanno dimostrato che un'elevata percentuale di telomeri più corti della media nelle cellule del sangue corrisponde a una ridotta aspettativa di vita. Insomma, telomeri corti vuol dire cellule più vecchie, maggiormente predisposte a replicazioni imperfette e, di conseguenza, un organismo maggiormente esposto alle malattie.
Il business del telomero. Da Life Lenght, la società con sede a Madrid che ha reso disponibile il test, avvisano comunque che l'esame ha una valenza di tipo esclusivamente probabilistico: si limita cioè a mettere in relazione la lunghezza dei telomeri di un individuo con la sua età e a calcolare un indice di rischio basato su quello che dovrebbe essere il valore medio per quella fascia anagrafica.
Ecco perchè i vertici dell'azienda sono interessati a proporre il loro prodotto alle compagnie di assicurazione: vorrebbero introdurlo accanto al check-up e agli altri esami ai quali vengono normalmente sottoposti i clienti prima della stipula di una polizza vita o sanitaria. Un bel business, se si pensa che oggi l'esame costa circa 800 euro e che l'azienda pensa di portarlo a 80 entro il 2017. A patto che i volumi crescano a sufficienza.
A chi serve davvero. L'esame ha comunque un'effettiva valenza clinica, anche se solo per una minima parte della popolazione. Secondo Carol Greider, ricercatrice alla John Hopkins Univeristy e Nobel per la medicina nel 2009 grazie alle sue ricerche sui telomeri, potrà trarre reali benefici da questo test solo l'1% dei pazienti con i telomeri più corti: queste persone sono infatti realmente esposte al rischio di gravi malattie come la fibrosi polmonare o l'insufficienza del midollo osseo. Al restante 99% delle persone l'esame non darà alcuna indicazione concreta.
Life Lenght, dal canto suo, sostiene il test sull'età biologica delle
cellule ha la stessa valenza dell'esame del colesterolo: statisticamente
chi ce l'ha più alto ha una maggior probabilità di andare incontro a
malattie cardiovascolari.
Giovani per sempre. Il prossimo obiettivo dell'azienda è ora
quello di mettere a punto, in collaborazione con le case farmaceutiche,
dei medicinali in grado di intervenire sulla lunghezza dei telomeri e
quindi sul processo di invecchiamento cellulare. Insomma, una
rivisitazione in chiave tecnologica dell'elisir di eterna giovinzezza.
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