I direttori delle riviste scientifiche rivelano il volto disonesto degli scienziati. Almeno di alcuni.
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Alcuni ricercatori in laboratorio. Le loro ricerche vengono pubblicate da giornali specializzati. Ma alcuni barano e ricorrono a raggiri pur di diventare famosi. |
Mentono, imbrogliano e rubano. Ma non sono i maldestri Bassotti che tentano in ogni modo di alleggerire le tasche di Paperone, bensì rispettabili scienziati.
Nel suo rapporto annuale, il Comitato per l'Etica Editoriale (un'associazione che raccoglie i direttori dei giornali scientifici di tutto il mondo) ha reso noto un dettagliato elenco degli illeciti con i quali hanno fatto i conti nel 2003 le riviste mediche.
Benché il numero dei casi sia irrisorio in confronto al numero degli articoli pubblicati ogni anno, il campionario delle attività immorali riscontrate è di tutto rispetto. I redattori delle riviste specializzate hanno smascherato due casi di ricercatori che spacciavano per originali, articoli praticamente identici ad altri pubblicati precedentemente e che, messi di fronte alla realtà dei fatti, hanno ammesso “alcune somiglianze”.
Raggiri scientifici. L'illecito più frequente è risultato la doppia pubblicazione, che consiste nel far comparire lo stesso articolo su due riviste diverse, così da aumentarne la visibilità e il credito delle proprie ricerche. Alcuni ricercatori particolarmente scaltri sono addirittura riusciti a fare pubblicare i propri studi cinque volte.
All'appello non mancano neppure i casi di ricerche condotte al limite dell'etica professionale (se non del tutto prive) e di clamorosi conflitti di interesse, come quello degli autori di un articolo sul fumo passivo che si erano “dimenticati” di segnalare che in passato avevano ricevuto fondi dalle compagnie del tabacco.
Per porre un freno a questo malcostume, il Comitato per l'Etica Editoriale ha presentato la prima stesura di un codice di condotta per permettere ai giornali scientifici di cadere in poco chiari raggiri.
(Notizia aggiornata al 5 marzo 2004)