Completato il sequenziamento dei geni del ratto. Si tratta del terzo mammifero, dopo uomo e topo, del quale conosciamo il corredo genetico. Nuove speranze sul futuro della lotta alle malattie e nuove conoscenze sull'evoluzione dei mammiferi.
Un ratto (Rattus sp) ha 2,75 miliardi di coppie dibasi di DNA. Poco meno dei 2,9 miliardi dell'uomo e poco più dei 2,6 del topo. Persi tra basi, DNA, neucloditi? Scopri i segreti del DNA e la sua storia. |
Il ratto ha svolto due ruoli fondamentali nella storia della salute dell'uomo. In natura è famoso come portatore di malattie mortali. In passato lo è stato per esempio per la peste bubbonica. Nei laboratori, invece, è diventato celebre per il motivo opposto: è un ottimo modello per studiare le malattie dell'uomo e sperimentare nuovi farmaci. Ora la mappa genetica del ratto è pronta: dopo quella dei geni dell'uomo e quelli del topo, il ratto bruno norvegese (Rattus norvegicus) è il terzo mammifero di cui si conosce il genoma.
Quasi completo. Un consorzio di 20 laboratori in sei Paesi diversi ha utilizzato un nuovo metodo per il sequenziamento che ha permesso di conoscere il 90 per cento dei geni.
Seppure ancora leggermente lacunosa, la conoscenza del genoma del ratto permetterà ai ricercatori di rintracciare più velocemente i geni più importanti dell'uomo, come quelli collegati alle malattie cardiovascolari ed ereditarie. I ricercatori, infatti, hanno potuto verificare come molti geni associati a malattie siano identici, confermando che il ratto è un ottimo modello di studio. I tre genomi sono soprattutto molto simili, con circa il 90 per cento dei geni in comune; quello del ratto è più piccolo di quello dell'uomo, ma più grande di quello del topo.
L'evoluzione di dottor Jekyll e Mr. Hide. Il confronto tra i tre genomi sta inoltre offrendo stimolanti dati sull'evoluzione delle tre specie. «L'evoluzione del roditore è stata molto più veloce di quella dell'uomo» spiega Richard Gibbs del Baylor College of Medicine di Houston in Texas e a capo dell'impresa di sequenziamento. Le regioni più esposte a un'evoluzione rapida sembrano essere state quelle associate al senso dell'olfatto e al suo utilizzo per sentire i pericoli, marcare il territorio e scegliere i partner. In particolare si stima che il ratto abbia oltre due mila geni recettori degli odori, circa un terzo in più rispetto al topo.
Il confronto tra i patrimoni genetici ha anche rivelato che l'uomo e i roditori hanno avuto un comune antenato da cui si separarono circa 80 milioni di anni fa. I topi e i ratti si separarono, nella linea evolutiva, soltanto tra i 12 e i 24 milioni di anni fa.
(Notizia aggiornata al 1 aprile 2004)