Scienze

La tettonica delle zolle confermata da un piccolo scarabeo

Un insetto una specie finora sconosciuta, vissuto milioni di anni fa e scoperto all'interno di un reperto, ci aiuterà a capire meglio perché il nostro Pianeta, oggi, ha l'aspetto che ha.

Era il 2016 quando Shuhei Yamamoto riuscì a ottenere un pezzo di ambra birmana - grande non più di un centesimo - proveniente dalla valle di Hukawng, nel nord del Myanmar - vicino al confine con la Cina. Osservando quel piccolo reperto aveva intuito che custodiva al suo interno un insetto di una specie nuova, di non più di 3 millimetri di grandezza, e che forse quella piccola creatura avrebbe aiutato a capire perché il Pianeta dei nostri giorni ha l'aspetto che ha.

Dopo avere preparato e tagliato l'ambra, Yamamoto ha potuto studiare da vicino e al microscopio l'ospite, che ha confermato essere di una nuova specie: uno scarabeo vissuto 99 milioni di anni fa, lontano parente di alcuni insetti che oggi vivono sotto la corteccia degli alberi.

Parenti sudamericani. Spiega Yamamoto, ricercatore al Field Museum e autore principale di un articolo apparso sul Journal of Systematic Palaeontology, che «questo scarabeo fossile è uno dei membri più antichi della sua famiglia».

Il suo nome, Propiestus archaicus, vuole indicare che è fortemente imparentato con antichi coleotteri che vissero dove oggi si trova il Sud America. Mentre i dinosauri imperversavano sulla Terra, il piccolo scarafaggio era impegnato a conquistare micromondi sotto la corteccia di alberi in putrefazione.

La goccia d'ambra con all'interno il piccolo scarafaggio che ha permesso di confermare la validità della teoria della Tettonica delle zolle. © Journal of Systematic Paleontology

Il Propiestus è solo uno di molte migliaia di inclusioni fossili rinvenute nell'ambra birmana, da 15 anni oggetto di importanti studi da parte degli scienziati. L'ambra altro non è che resina colata da alberi e indurita all'aria, a volta inglobando piccoli insetti - preservandoli con tutte le loro peculiari caratteristiche e garantendo loro l'eternità.

Una conferma. «Nonostante l'età, lo scarabeo si è infatti conservato molto bene. Si possono osservare con precisione le antenne, che probabilmente erano un organo sensoriale altamente sensibile.

Lo dimostra la presenza di sottilissimi peli attaccati perpendicolarmente alle antenne: organi che presumibilmente davano loro un'elevata capacità di percepire il mondo», spiega Yamamoto.

Il fatto che i parenti più prossimi di questo animale oggi si trovino in Sud America, dall'altra parte del pianeta rispetto al Myanmar, non deve stupire: la scoperta è una ulteriore conferma della teoria che un tempo le due aree del pianeta erano molto vicine tra loro, fuse insieme come parte del mega-continente Gondwana, che successivamente andrà a formare il Pangea. In quel minuscolo insetto c'è insomma la conferma alla teoria della tettonica delle zolle.

30 ottobre 2018 Luigi Bignami
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