Il 30 maggio 2015 un violento terremoto partì delle profondità della Terra, al di sotto delle isole Bonin, un arcipelago di piccole isole remote conosciute anche come isole Ogasawara, nell'oceano Pacifico settentrionale, al largo del Giappone. Fu proprio il Paese del Sol Levante a sentire gli effetti del sisma, seppure non particolarmente gravi. Vi fu solo qualche ascensore bloccato e qualche allarme, ma il tutto rientrò molto velocemente, e questo nonostante la magnitudo del sisma fosse stata più che notevole, pari a 7.9.
Si capì ben presto che l'energia arrivata in superficie era minima perché il sisma si era verificato a una profondità stimata superiore ai 650 chilometri. Ora, dopo anni di ricerche, è stato pubblicato uno studio su Geophysical Research Letters che rivela come l'ipocentro si trovasse addirittura a 751 chilometri dalla superficie della Terra, risultando così il sisma più profondo mai registrato: siamo praticamente nel mantello inferiore della Terra, una zona dove diversi geologi e sismologi ritenevano impossibile potesse innescarsi un terremoto.
Le percentuali. Per capire l'eccezionalità dell'evento vale la pena ricordare che la maggior parte dei sismi si verifica a non più di 70-80 chilometri di profondità; soltanto il 18 per cento supera i 70 km e appena il 4 per cento si verifica oltre i 300 km.
Perché è così raro che avvengano terremoti a profondità di centinaia di chilometri? Il motivo è abbastanza semplice. Con l'aumentare della profondità, le pressioni e le temperature rendono le rocce plastiche e viscose. È uno stato che è difficile immaginare, perché in superficie non esistono esempi analoghi. In queste condizioni un corpo può solo deformarsi, non si "spezza", cioè, come è necessario affinché avvenga un terremoto.
Ecco la soluzione. Tuttavia va ricordato che la composizione dell'interno del Pianeta non è omogenea, presenta numerose variazioni dovute anche alle placche terrestri che vanno in subduzione (cioè scorrono una sotto l'altra) proprio come avviene in prossimità del Giappone. Per cui non è da escludere che in alcune regioni profonde della Terra vi siano corpi "solidi" all'interno di masse plastiche, e che possano spezzarsi e originare dei terremoti. Lo studio di questo sisma e la stima della sua profondità sono dunque da considerare un ulteriore tassello per acquisire una conoscenza più accurata di ciò che accade dell'interno del nostro pianeta.