80 anni dopo: il terremoto di magnitudo 7.8 che ha interessato il Nepal il 25 aprile 2015 sarebbe strettamente legato al sisma che nel 1934 rase al suolo un quarto di Kathmandu, lasciando 17 mila vittime sotto alle macerie.
700 anni fa: tra il drammatico evento di sabato, che ha causato la morte di almeno 3.600 persone, e quello precedente trascorsi 81 anni: la stessa distanza temporale che separa due violenti terremoti che interessarono l'area 700 anni fa. L'effetto a catena sarebbe dovuto al progressivo accumulo di stress sismico e al trasferimento di questa energia lungo le faglie interessate.
Ricerche sul posto. Il fattore "coppia" tra gli eventi sismici nella zona è stato scoperto da alcuni ricercatori francesi, che hanno presentato i risultati della loro ricerca alla Nepal Geological Society due settimane fa, con un tempismo tragicamente profetico (è comunque bene ricordare che, allo stato attuale delle conoscenze, i terremoti non sono prevedibili).
Laurent Bollinger e i colleghi dell'istituzione francese CEA (Commissariat à l'énergie atomique et aux énergies alternatives), hanno individuato il "ritmo" storico con cui i terremoti sembrano susseguirsi nella regione attraverso un lavoro di ricerca sul campo nella giungla del Nepal centro-meridionale.
A caccia di indizi. I ricercatori hanno compiuto una serie di scavi lungo la principale faglia sismica del Paese (una frattura che si estende per circa 1000 km da ovest a est), nel punto in cui la faglia incontra la superficie. L'analisi di frammenti di carbone trovati in loco ha permesso di datare gli ultimi movimenti della frattura.
In base allo studio, questo segmento di faglia sarebbe fermo da moltissimo tempo: non sarebbe il responsabile dei grandi terremoti del 1505 e del 1883, di cui si tiene traccia in diverse fonti storiche. I suoi ultimi movimenti risalirebbero al 1344. Ma un vicino segmento di faglia, situato ad est di Kathmandu, è stato invece coinvolto nei sismi del 1255 e, più recentemente, del 1934.

Precedente storico. Riguardando date e luoghi, gli scienziati hanno ricomposto il puzzle. Quando si verifica un forte terremoto, il movimento sismico trasferisce la deformazione (lo stress sismico, o strain) lungo i frammenti di faglia vicini: il sisma avvenuto più a est nel 1255 avrebbe indotto un accumulo di stress nel vicino frammento occidentale della faglia (quello analizzato dai ricercatori), fino a causare, 89 anni più tardi, la sua rottura e il terremoto del 1344.
Stesse dinamiche. A 700 anni di distanza, la storia si è ripetuta. Il sisma del 1934 ha trasferito stress e deformazione a ovest, lungo la faglia.
L'accumulo di stress ha portato, a 81 anni di distanza, al terremoto del 25 aprile 2015. «Abbiamo osservato che sia Kathmandu, sia Pokhara sono ora particolarmente esposte a terremoti dati dalla rottura della faglia principale, nel punto in cui è avvenuto nel 1344, tra le due città», avevano sottolineato i ricercatori presentando il loro lavoro. Un'ipotesi che purtroppo si è rivelata vera.
E potrebbe non essere finita. «I primi calcoli - afferma Bollinger - suggeriscono che il sisma di sabato non è stato abbastanza violento da provocare la rottura della crosta fino alla superficie, quindi ci potrebbe essere un ulteriore accumulo di stress sismico, che potrebbe sfociare in un altro terremoto a ovest o a sud in uno dei prossimi decenni».