Li abbiamo impegnati nello studio di cetacei, coinvolti nella mappatura del Cervino o in veste di ingegneri nelle riparazioni di aerei. Ora i droni scendono in campo (o meglio, si alzano in volo) per una nuova causa scientifica: lo studio dei rischi sismici associati a particolari territori.
Un team internazionale di geologi coordinato da Alessandro Tibaldi, Professore di Geologia Strutturale presso l'Università di Milano-Bicocca, ha utilizzato le riprese aeree ad altissima risoluzione effettuate dai droni per studiare con una precisione prima inimmaginabile le strutture geologiche di un'area dell'Islanda settentrionale soggetta, in passato, a violenti terremoti.
Come funziona. Il metodo prevede che i velivoli, provvisti di sistemi GPS e di fotocamere standard e agli infrarossi, vengano programmati da terra per sorvolare l'area a bassa quota, con un dettaglio di ripresa delle varie strutture geologiche nell'ordine di centimetri. L'area esplorata in Islanda è di qualche chilometro quadrato.
A questo punto le riprese effettuate vengono assemblate, tramite appositi software, in una sorta di collage 3D: una copia fedele del terreno entro la quale i ricercatori si possono muovere in realtà virtuale, studiando le fratture e le faglie lasciate dai più recenti eventi sismici.
Prima di costruire. «Gli studi geologici, anche con l’ausilio dei droni, stanno portando una grande massa di nuove informazioni sugli eventi sismici del passato, permettendo l’individuazione di terremoti finora sconosciuti» spiega Tibaldi. «Tutti questi dati permettono di migliorare la completezza del catalogo sismico per la valutazione di pericolosità e per il calcolo di un parametro molto importante: lo scuotimento sismico atteso, ossia la valutazione degli scenari di danneggiamento in conseguenza di un nuovo terremoto, fondamentale per dare indicazioni sulle nuove costruzioni da edificare su quel suolo».
I vantaggi. Questa mole di informazioni servirà a creare uno storico dei movimenti geologici dei territori studiati: «I rilievi condotti con i droni serviranno, per esempio, a riconoscere e studiare con maggiore dettaglio le tracce lasciate dai terremoti preistorici, dei quali non si hanno testimonianze scritte».
Giù i costi. Senza contare alcuni vantaggi legati all'agilità delle riprese: rispetto ai satelliti, i droni consentono di esplorare anche le pareti verticali (non osservabili dallo Spazio). E sono da 10 a 50 volte più economici di aerei ed elicotteri: «potrebbero servire nei Paesi in via di sviluppo, dove a una grande pressione demografica in aree soggette a rischi geologici si accompagna una permanente difficoltà nel reperire finanziamenti per gli studi» aggiunge Tibaldi.
Dove gli altri non arrivano. Per ora la prossima tappa è a Santorini, in Grecia, dove nel 2015 i droni saranno impiegati per valutare il rischio di frane ed eruzioni vulcaniche su pareti rocciose verticali, alte centinaia di metri e difficilmente raggiungibili altrimenti, poiché molto instabili.