La parola subsidenza balzò agli onori delle cronache quando, negli anni Sessanta e Settanta, si capì che il suolo di una vasta area in prossimità di Venezia, sprofondava di diversi centimetri l'anno. All'epoca la vicenda fu correlata al prelievo di grandi quantità di acqua di falda per il polo industriale, e intervennero la società civile e la politica. Ma la subsidenza, ossia l'abbassamento (o più raramente l'innalzamento) del terreno a causa di variazioni che avvengono nel sottosuolo, è un fenomeno diffuso: le cause possono essere naturali (dovute per esempio alla compattazione di sedimenti), oppure indotte (più spesso), cioè artificiali, correlate appunto allo svuotamento delle falde, oppure all'estrazione petrolifera o di gas naturale, o ancora allo sviluppo urbano, che portato all'eccesso determina un eccessivo aumento di peso sui sedimenti sottostanti, che perciò si compattano.
Monitoraggio satellitare. Poiché è una seria minaccia per alcune aree urbane e agricole, è di fondamentale importanza studiare il fenomeno, soprattutto là dove ci sono dei precedenti. Il problema può essere controllato da terra, per esempio con periodici rilievi ottici, che danno le misure dell'abbassamento (o del sollevamento) del suolo, oppure tenendo monitorato il livello delle falde acquifere. Ma sono sistemi laboriosi, a lungo termine.
La Toscana, il Veneto e l'Emilia Romagna si sono affidate ai dati acquisiti nel tempo da missioni spaziali come Copernicus Sentinel-1 (Agenzia spaziale europea, ESA), che permettono di avere mappe molto precise delle deformazioni del suolo grazie al radar capace di rilevare le quote di superficie al millimetro.
In Toscana, il monitoraggio è coordinato dall'Università di Firenze per conto del Dipartimento della Protezione Civile, della Regione Toscana e di TRE ALTAMIRA, società che fornisce misure di spostamento e soluzioni di mappatura dei dati radar satellitari a livello globale e i cui lavori sono stati presentati anche al convegno internazionale Living Planet, che si è da poco concluso a Milano.
Aree a rischio. I dati hanno messo in luce che il suolo sotto a Pistoia ha registrato un abbassamento, tra il 2014 e il 2019, di 20 millimetri l'anno, soprattutto in corrispondenza del centro città e di alcune aree alla periferia meridionale. Altre zone che hanno fatto registrare dati simili sono in prossimità di Poggibonsi (Siena), Volterra e nell'area di Livorno. I risultati del lavoro di monitoraggio sembrano però essere arrivati in tempo utile per prevenire problemi seri: si tratta però adesso di identificare e mettere in atto tutte le contromisure necessarie per evitare o mitigare le possibili conseguenze.