Una enorme area di sorgenti idrotermali è stata scoperta sul fondo dell'Oceano Pacifico orientale e al momento si tratta della più calda e più grande sorgente di tal genere mai scoperta nella regione. Ma c'è di più: secondo gli scienziati, infatti, in quella regione non dovrebbero esistere sorgenti idrotermali perché l'area vulcanica più vicina si trova molto distante dalle bocche scoperte.
Grazie al rover. Tali sorgenti sono emissioni di acque molto calde che, di solito, si trovano vicino a catene di vulcani sottomarini ed emettono minerali raccolti nella crosta terrestre in prossimità di camere magmatiche. La scoperta di quest'area, che si trova a circa 320 km dalla costa del Messico occidentale ed è grande come un campo da calcio, è stata realizzata grazie a robot subacquei utilizzati per mappare i fondali marini a profondità inospitali per esploratori umani. In questo caso era in attività il rover Sentry della Woods Hole Oceanographic Institution (che vedete nella foto che segue).
Durante la perlustrazione Sentry si è imbattuto in una regione con enormi guglie, alte fino anche più di 10 metri che si trovavano ad una profondità di 2.560 metri sotto la superficie del mare. Inizialmente i ricercatori pensavano di essere di fronte a sorgenti idrotermali ormai estinte, ma uno sguardo più attento ha rivelato il contrario.
Sbalorditi! Spiega il geologo marino Daniel Fornari che ha partecipato alla ricerca e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS: «Siamo rimasti sbalorditi non solo per il fatto che l'area idrotermale è attiva, ma anche perché l'acqua che fuoriesce dalle bocche è la più calda di tutta la regione dell'Oceano Pacifico».
Vale la pena sottolineare che le sorgenti idrotermali ospitano alcuni degli ecosistemi più affascinanti del nostro Pianeta. Nonostante il fatto che l'acqua che fuoriesce abbia temperature di oltre 400 gradi centigradi, infatti, vicino alle bocche di emissione la vita prospera.
Contrariamente alla maggior parte della vita terrestre che si basa su una rete alimentare fotosintetica, nelle oscurità batipelagiche (cioè tra 1.000 a 4.000 metri di profondità, ndr) la vita si sostiene in modo diverso. Qui la vita esiste grazie alla chemiosintesi, ossia sfrutta reazioni chimiche, anziché la luce solare, per produrre energia.
Perché è importante. Questo è straordinario non solo perché testimonia come la vita abbia trovato un'altra strada per svilupparsi, ma anche perché permette di ipotizzare che un meccanismo analogo potrebbe esistere anche su altri mondi, come per esempio sulle lune ghiacciate del sistema solare Encelado ed Europa, satelliti che possiedono oceani sul cui fondo è probabile che esistano bocche idrotermali simili a quelle terrestri.
Lo studio di tali emissioni idrotermali è importante anche perché potrebbe aiutare gli scienziati a scoprire aree vulcaniche vicine attualmente sconosciute e comprendere meglio i meccanismi chimici che avvengono all'interno degli oceani terrestri.