Durante la sua lunga storia di circa 4,5 miliardi di anni la Terra ha vissuto periodi molto caldi e altri molto freddi. Sebbene siano ipotesi controverse, molti ricercatori ritengono che diverse volte il nostro Pianeta si sia quasi completamente ricoperto di ghiacci (Terra palla-di-neve). Durante il suo intervento alla Goldschmidt geochemistry conference (18-23 agosto 2019) il geologo Timmons Erickson (Johnson Space Center) riporta che uno di questi eventi di "ghiaccio totale", collocato attorno a 2.250 milioni di anni fa si è concluso dopo circa 30 milioni di anni con il surriscaldamento globale del pianeta che è seguito all'impatto di un asteroide. L'ipotesi si basa sullo studio delle strutture geologiche nel cratere meteorico di Yarrabubba (in Australia), che il tempo e gli eventi geologici hanno reso di difficile misurazione ma che si ritiene possa essere compreso tra i 30 e i 70 chilometri di diametro.
Secondo Erickson la relazione tra i due eventi - l'impatto e la fine dell'inverno globale - è molto forte: «Fu lo scontro tra quell'oggetto e la Terra ad aiutare quest'ultima a scrollarsi di dosso la coltre di ghiaccio», con un impatto tale da vaporizzare milioni di chilometri cubi di ghiaccio - vapori che poi, diffondendosi in atmosfera, avrebbero portato a un innalzamento della temperatura globale, al punto da provocare la fusione delle nevi eterne anche a distanze molto elevate dal luogo dell'evento, innescando una catena di eventi che avrebbe trasformato il Pianeta.
Botta e risposta. Dubbi e dissensi sono però comuni per ricerche di questo tipo. A dare voce ai dubbi è stata la geobiologa Eva Stüeken (University of St. Andrews, UK), che ha affermato che sebbene «la coincidenza tra i due fenomeni sia sorprendente, il cratere di Yarrabubba ha un diametro di circa un terzo rispetto a quello dell'asteroide di Chicxulub, in Messico, caduto 66 milioni di anni fa, che probabilmente fu concausa della scomparsa del 70 per cento di tutte le forme di vita sulla Terra. Sembra difficile che un oggetto relativamente più piccolo, come quello caduto in Australia, possa avere avuto tali ricadute a livello planetario».
Di rimando, Erickson ha convenuto sul fatto che poteva già esserci un principio di cambiamento in atto, forse avviato da serie di imponenti e secolari eruzioni vulcaniche, ma che solo l'impatto di quell'asteroide può giustificare l'accelerazione del fenomeno e la definitiva trasformazione. Per confermare la sua ipotesi Erickson ha realizzato un modello per verificare quali conseguenze potrebbe avere un oggetto di circa 7 chilometri di diametro nell'impatto con una coltre di ghiaccio di 2-5 chilometri di spessore.
Tra i risultati ottenuti vi è il fatto che l'impatto avrebbe potuto sollevare in atmosfera una grande quantità di polveri che, ricadendo altrove sui ghiacci, li avrebbe resi scuri, perciò più esposti a fenomeni di fusione; e avrebbe potuto lanciare in atmosfera centinaia di miliardi di tonnellate di vapore, capaci perciò di intrappolare il calore e di fare aumentare la temperatura globale della Terra.