Un team internazionale di scienziati ha sequenziato il genoma dell’uomo di Neanderthal e lo ha confrontato con quello di 5 persone provenienti da diverse parti del mondo. Scoprendo così che sapiens e Neanderthal si sono incrociati.
(Franco Capone, 6 maggio 2010)
L’uomo di Neanderthal, estinto circa 30 mila anni fa, “vive” dentro di noi: tutti gli uomini moderni, a eccezione degli africani, hanno infatti nel proprio Dna dal 1 al 4 % del suo patrimonio genetico. In altre parole, ci furono incroci fra Homo sapiens e uomo di Neanderthal. Grazie ad antiche coppie miste i geni dei Neanderthal hanno potuto così sopravvivere.
È uno dei dati più sorprendenti emersi da una ricerca scientifica che per se stessa non ha precedenti: gli studiosi del Max Planck Institute for Evolutionary Antropology di Lipsia hanno annunciato di avere sequenziato per la prima volta il patrimonio genetico dell’uomo di Neandherthal.
Dna pulito
Dopo anni di tentativi e di studi, i ricercatori hanno raccolto circa un miliardo di frammenti di Dna dell’uomo di Neanderthal e sono riusciti a selezionare un numero sufficiente di frammenti di Dna non contaminato (da batteri o altri fattori umani) che hanno permesso l’analisi di 4 miliardi di coppie di basi, cioè di oltre il 60 % dell’intero genoma del Neanderthal.
I frammenti di Dna sono stati ricavati soprattutto dalla ossa fossili di tre femmine neanderthaliane vissute 38 mila anni fa e ritrovate in una grotta della Croazia, ma anche da altri individui di ambo i sessi provenienti da Spagna, Germania e Russia.
Confronti soprendenti
I ricercatori hanno confrontato i dati ottenuti con il genoma dell’uomo moderno. In particolare con 5 gruppi relativi a popolazioni attuali del sud e nell’Africa occidentale, di Francia, Cina e Papua Nuova Guinea. E hanno fatto la scoperta che rimette in discussione le teorie di molti ricercatori: i sapiens e i Neanderthal si sono incrociati.
Le tracce genetiche del Neanderthal non sono state però trovate fra gli africani, mentre risultano presenti nei gruppi fuori dall’Africa. Le percentuali di Dna individuate variano allo stesso modo in Francia come in Melanesia.
«Questo significa che ognuno di noi, se non è africano, porta un po’ di Dna di Neanderthal» spiega Svante Pääbo, direttore del dipartimento sull’evoluzione del Max Planck Institute for Evolutionary Antropology di Lipsia e uno dei responsabili dello studio. «E che neandethaliani e uomini di tipo moderno s’incrociarono in Medio Oriente fra 100 mila e 50 mila anni fa, prima cioè che questi ultimi si diffondessero in Asia e Melanesia».
Il confronto genetico fra neanderthaliani e popolazione attuale ha permesso anche di individuare alcuni geni regolatori caratteristici della nostra specie che mancano nel Neanderthal. Per esempio, i geni relativi ad alcune proteine, a una certa conformazione della pelle e della gabbia toracica, fino a quelli che regolano alcune funzioni cognitive e la stessa forma del cranio, che differisce molto rispetto a quello del Neanderthal.
Nel numero di Focus prossimamente in edicola troverete un ampio resoconto su questo eccezionale studio genetico e potrete riscoprire l’identità e il comportamento del nostro “fratello” ominide estinto.
Qui sotto, lo schema che spiega come (e dove) i geni del Neanderthal sopravvivono in noi ancora oggi (clicca sull'immagine per ingrandirla).