L’ elettricità, anche quella del fulmine, non è immagazzinabile, perché consiste nello spostamento di particelle cariche tra due zone di differente potenziale. È come se il fulmine fosse una cascata: l’energia non è data dall’acqua in sé e per sé, ma dalla caduta dell’acqua e finisce quando questa raggiunge il suolo. Gli accumulatori sfruttano la possibilità di trasformare l’elettricità in energia chimica, e poi di nuovo in elettricità: quando la batteria dell’auto si carica, riceve energia elettrica dal movimento e la trasforma in energia chimica. Poi una reazione chimica inversa produce a sua volta elettricità. Perciò, per conservare l’energia elettrica bisogna trasformarla. Per quanto riguarda il fulmine, il problema è che scarica in un quarto di secondo una corrente che riesce a scaldare l'aria circostante a una temperatura di 25-30 mila gradi. Nel 1925 il tedesco Brash morì tentando di far funzionare un acceleratore di particelle con un fulmine.