Scienze

Il cinema di domani: la regia delle emozioni

Per avere successo al botteghino servono un bravo regista, attori di livello e... uno scienziato. Il futuro del cinema passa infatti dall’analisi dei comportamenti del pubblico e dalla psicologia cognitiva. L’obiettivo? Realizzare film e trasmissioni TV che ci tengano incollati alla poltrona e pubblicità sempre più efficaci (o invadenti?).

Se siete tra coloro che amano le lunghe ronfate davanti alla TV o, peggio ancora, al cinema, questa notizia non vi farà certo piacere: nei prossimi anni film e fiction terranno il pubblico incollato alla sedia, in un turbinio incessante di tensione, risate, lacrime ed emozioni assortite.
Insomma, saranno tutto fuorchè rilassanti.
Merito delle scienza, che affiancherà registi, attori e produttori nella realizzazione di pellicole di sicuro successo.

Guarda qui, guarda là...
Un film, per essere apprezzato, deve catturare l’attenzione degli spettatori e guidarla con fluidità da una scena all’altra. Come riuscirci è compito del regista che grazie a inquadrature, primi piani a effetto, giochi di luci e campi di ripresa differenti sottolinea aspetti diversi di una scena o particolari che altrimenti verrebbero ignorati.
Provate a pensare alla conclusione di un giallo, quando l’ispettore di polizia, con un flash back, vi fa scoprire un particolare che, in una scena vista poco prima, avevato trascurato.
Certo che sapere cosa guardano e cosa ignorano gli spettatori nelle diverse scene di un film aiuterebbe non poco...

Gioco di sguardi
Ci ha pensato John Enderson, responsabile del dipartimento di Psicologia dell’ Università del South Carolina, cha da qualche anno, insieme ad alcuni colleghi inglesi, ha avviato un progetto finalizzato all’analisi del comportamento degli spettatori di un film. Cosa guarda una persona quando è davanti allo schermo? Il suo modo di assistere al film può influenzare le emozioni che questo suscita?
Per rispondere a queste domande Enderson si avvale di un sofisticato sistema di tracciamento dei movimenti oculari che, un millisecondo dopo l’altro, determina quale punto dello schermo una persona sta guardando.
DIEM (Dynamic Images and Eye Movements), questo il nome del dispositivo, è un occhiale elettronico simile a quello utilizzato per la visione dei film 3D. Una microcamera a infrarossi registra la direzione e i movimenti degli occhi dello spettatore e invia i dati a un computer. Uno speciale software li analizza e li traduce in coordinate cartesiane x e y la cui rappresentazione grafica può essere sovrapposta al video.
Il risultato è quello che vedete in questo filmato: una serie di bolle colorate (ogni colore è uno spettatore) che appaiono e scompaiono dal video mostrando dove cade l’occhio per quanto tempo.

A me gli occhi....
L’analisi di questi dati consente ai ricercatori di capire cosa attrae l’attenzione del pubblico e cosa no, cosa viene visto e cosa passa inosservato, cosa piace e cosa annoia: informazioni fondamentali per aiutare il regista a realizzare il percorso visivo ed emotivo che guiderà il pubblico lungo le due ore del film.
Si tratta insomma di replicare sul set, basandosi su dati scientifici e oggettivi, quello che i prestigiatori fanno da sempre: catturare l’attenzione degli spettatori e guidarla lontano dal trucco.
Enderson e il suo staff sono già stati contattati da importanti case cinematografiche che sono interessate a integrare queste metodologie di ricerca nella realizzazione dei prossimi film. I produttori sono particolarmente interessati al mondo del 3D per capire cosa guarda davvero il pubblico e quindi come realizzare film sempre più coinvolgenti.
Ma come ha spiegato Tim Smith, ricercatore nel campo delle scienze visive e cognitive all’Università di Edinburgo e collaboratore di Enderson, il tracciamento oculare dei film 3D presenta ancora qualche difficoltà. Occorre infatti far indossare allo spettatore due paia di occhiali, uno per l’analisi dello sguardo e uno per il 3D, e poi c’è qualche problema nella sincronizzazione dei due dispositivi.

Pubblicità senza scampo
Questo tipo di ricerche è molto interessante anche per il mondo degli eventi in diretta ma soprattutto per la pubblicità: intanto permette di stabilire se gli spettatori la guardano veramente o si distraggono, e poi permette di capire quali sono gli elementi che catturano maggiormente l’attenzione.
Non a caso Google e Yahoo!, due giganti della pubblicità su schermo, si avvalgono di studi basati sul tracciamento oculare per posizionare e sommistrare le pubblicità che popolano i loro siti in modo da massimizzarne visibilità ed efficacia.

8 giugno 2011
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