Salutati i dinosauri, non fu solo il numero di mammiferi ad aumentare. Anche il loro comportamento cambiò rapidamente: archiviata la minaccia dei sauri predatori, i primi antenati della classe a cui apparteniamo iniziarono a uscire allo scoperto anche di giorno.
Col favore delle tenebre. Prima della grande estinzione innescata dall'asteroide di Chicxulub, muoversi con la luce era troppo rischioso: non conveniva competere per il cibo con i rettili dalla vista fine, per non finire sul loro menù. La maggior parte dei protomammiferi era quindi notturna, il che potrebbe spiegare perché, ancora oggi, lo sono i loro discendenti. Se si escludono i primati, la maggior parte dei mammiferi ha occhi che funzionano meglio in penombra, udito e olfatto sopraffini e vibrisse capaci di sniffare il pericolo mentre si avvicina (tutti tratti utili al buio).
Coincidenza temporale. Per capire quando esattamente i primi mammiferi si avventurarono fuori dai loro nascondigli alla luce del giorno, i paleontologi delle università di Tel Aviv e del College London hanno catalogato le abitudini notturne o diurne di 2.415 specie di mammiferi viventi, e usato poi dati genetici per ricostruire i loro alberi genealogici.
I primi a provare l'ebbrezza di azioni diurne vissero 65,8 milioni di anni fa, poche migliaia di anni dopo la caduta dell'asteroide che mise fine ai dinosauri. L'antenato comune di cammelli, ippopotami e cervi iniziò a cacciare di giorno a quell'epoca: in termini evolutivi, "un battito di ciglia" dopo l'estinzione dei predatori.
Bastian contrari. Gli antenati dei primati furono invece i primi a instaurare abitudini completamente diurne, 52 milioni di anni fa. Ebbero quindi più tempo per sviluppare adattamenti alla luce del sole, come una migliore visione dei colori.