Niente panico! In realtà a beccarsi un virus non è stato Mark Gasson, un ricercatore britannico, ma il microchip impiantato nella sua mano. È un esperimento, riuscito, che dimostra come i dispositivi a radiofrequenza possano trasformarsi in “portatori sani” di guai per computer (e non solo).
“L'esperimento dimostra la pericolosità dei chip Rfid infetti”
Cavia umana - Prima che corriate al pronto soccorso per verificare che il vostro computer non vi abbia trasmesso un virus, ecco come sono andate le cose. Mark Gasson, ricercatore presso il Dipartimento di Cibernetica presso l'università di Reading (Inghilterra), ha prestato il suo corpo alla scienza. Nel 2009 Gasson si è fatto impiantare nella mano sinistra un microchip a radiofrequenza, come quelli inseriti nel tessuto sottocutaneo dei cani o gatti per identificarli. Il chip, comunicando via radio con i sistemi di sicurezza del suo laboratorio, gli permetteva di entrare senza muovere un dito (in stile “apriti sesamo”, ma anche di bloccare automaticamente il suo cellulare quando non era nei paraggi.
Cos'è un Rfid - Il microchip in questione, come accennato, è un sistema che permette di identificare oggetti, animali o persone in modo automatico inviando via radio un segnale a degli appositi lettori. Immaginatevi quindi un Rfid (Radio Frequency IDentification) come la versione high-tech del vecchio codice a barre. Ebbene, Gasson & colleghi hanno dimostrato come un virus creato “ad hoc” per gli Rfid potrebbe mandare in tilt intere reti di computer. Il suo chip, infatti, una volta infettato ha subito cercato di contagiare i suoi dispositivi di lettura, riuscendoci, per poi propagarsi a macchia d'olio sui computer di tutto il mondo sfruttando il collegamento a Internet.
Allarme rosso - Se nel laboratorio inglese era in scena un semplice esperimento tecnico-scientifico, riuscite a immaginarvi la portata di una simile scoperta? Significa che sono (potenzialmente) vulnerabili altri dispositivi a radiofrequenza come i chip impiantati sottopelle ai pazienti per risalire più facilmente alla loro scheda medica, fino a dispositivi medici avanzati come pacemaker o impianti cocleari.