Scienze

Sanità 2.0 in Africa grazie a Onlus italiana

Ente no-profit porta la sanità digitale in Africa

Immagina un ospedale dove gira pochissima carta visto che le cartelle cliniche sono salvate su chiavette USB e su database collegati in rete. Un ospedale dove tutti i medici possono accedere a queste informazioni arricchendole e aggiornandole, in ogni momento e da qualsiasi computer. La vera sanità digitale, insomma. Un ospedale così aprirà a breve, sai dove? Nel villaggio di Elerai, in Tanzania, grazie al medico italiano Michelangelo Gallenca, un pediatra di Torino.

“Le cartelle mediche digitali sarebbero un vantaggio per medici e pazienti di tutto il mondo”

Il fratello Gualberto, ingegnere civile, è in Tanzania da tempo e con la sua Lavoriamo Insieme Onlus ha già realizzato, tra le altre iniziative, una scuola per donne masai (il 95% era analfabeta, ora in due anni scrivono, leggono, fanno di conto e parlano tutte anche l’inglese) e un depuratore d’acqua per il villaggio. Ma serviva un ospedale, visto che il più vicino è quello della capitale Dodoma, a 60-70 km circa e le strade non sono certo una sicurezza. A Pasqua 2012 la struttura sarà completata e operativa al 100% servendo un bacino d’utenza di ben 60.000 persone. Ma avendo struttura modulare, a breve partirà il primo dispensario (ambulatorio) con un medico e un’infermiera. Sarà poi il turno del settore maternità, importantissimo, e quello sulle malattie infettive come l’Aids. E tutto è stato finora realizzato a spese di Michelangelo.

Partendo da zero e avendo carta bianca, il dottor Gallenca - grande appassionato di informatica - ha colto la palla al balzo e ha preparato un sistema per far funzionare la struttura senza l’uso di carta, con un risparmio notevole. Gli unici fogli saranno quelli per le ricette ed è un bene, conoscendo la calligrafia indecifrabile dei medici! Uno stimolo ulteriore è arrivato dall’esortazione di Barack Obama nel 2009 al passaggio alla sanità digitale, seguito poi a ruota dalla proposta dei Tories nel Regno Unito e dai progetti "medico-sociali" Google Health (con IBM, ma sarà dismesso nel 2012) e Microsoft HealthVault. Il dottor Gallenca ha pensato: "Io è da oltre dieci anni che lo faccio già, con i miei pazienti!".

Così ha preparato sei database utilizzando unicamente Microsoft Access: un archivio per le cartelle cliniche, uno per la gestione del personale, uno per inventario, magazzini e ordinativi, uno per il bilancio economico, uno per la fatturazione e infine uno per le statistiche. Soprattutto quest’ultimo è molto importante perché raccoglie le informazioni di tutti gli altri in semplici grafici di immediata lettura fungendo da “termometro”.

Sarà così possibile capire quale reparto funziona meglio, quale farmaco è più utilizzato e in che periodo dell’anno e così via... È stato un lavoro certosino, che ha occupato notti e notti, affinché tutto fosse pronto con maschere predisposte a essere soltanto completate e aggiornate dal personale, sul posto. Le cartelle cliniche digitali occupano per altro pochissimo spazio: pensa che se tutti gli italiani ne avessero una, basterebbe un hard disk da soli 2TB.

E in Italia, appunto? Le cartelle digitali del dottor Gallenca esistevano già all’epoca dei mitici floppy disc (con il progetto Flopfly) e proprio allora il nostro medico aveva tentato di proporre il sistema al Ministero della Salute. Ma non ricevette mai risposta se non da un tecnico informatico della Sanità del Piemonte: "Ma noi siamo già molto, ma molto più avanti di così". Come avrai sicuramente notato ancora oggi, dopo oltre dieci anni da quella risposta sbrigativa, dominano incontrastati carta e penna.

Da dove è partita l’ispirazione al digitale? La risposta è molto pratica: "Ho lavorato per quarant’anni in ospedale ed ero stufo di vedere tutti quei fogli” - spiega Gallenca - “che poi regolarmente si perdevano, sprecando un sacco di soldi e di tempo, per esempio, per ripetere esami". Per funzionare su larga scala è necessario che il paziente possa portare sempre con sé la chiavetta. E qui c’è il primo scoglio perché oggi molti medici utilizzano l’informatica per i propri dati, ma non condividono nemmeno un file. “E sbagliano” - puntualizza Gallenca - “perché il paziente non è "loro", ma deve poter conservare tutte le informazioni e renderle disponibili a una sottorete di medici, dai generici agli specialisti, che accedono alle informazioni e le arricchiscono”. Una sorta di opera partecipativa e in costante aggiornamento, una Wikipedia della salute personale.

Le cartelle cliniche digitali del dottor Gallenca includono i dati anagrafici, l’albero genealogico del paziente con tutte le patologie dei parenti prossimi, gruppo sanguigno, eventuali allergie e tutta la storia clinica. È possibile allegare immagini con le lastre dei raggi X, ecografie, esami… un’intera vita salvata in pochi Kb. Da oltre un decennio tutti i pazienti del pediatra sono “digitalizzati” e il passaggio a una più ampia scala, come quella dei tanzaniani di Elerai, non spaventa il medico: “Non cambia nulla, le maschere della cartella rimangono le stesse. Questo sistema si può utilizzare potenzialmente con un’intera popolazione”.

La proposta del dottor Gallenca mostra così infiniti vantaggi e solo una possibile difficoltà, per altro risolvibile.

Iniziamo dai pro. Il primo, come già spiegato, è quello economico: un risparmio ingente di carta e inchiostro. Il secondo? Immagina la scena: in occasione di un’emergenza il paziente viene trasportato al pronto soccorso, è indispensabile giocare sui secondi. Con la cartella digitalizzata si ha immediato accesso a tutte le informazioni e si risparmierebbero minuti preziosissimi. Ma la sanità digitale avrebbe importanza notevole per la ricerca, che potrebbe compiere un salto qualitativo oggi inimmaginabile: i lavori di medicina si eseguirebbero su numeri assoluti, su popolazioni e non su campioni. Se l’OMS (Organizzazione Mondiale sulla Sanità) applicasse il sistema su scala planetaria, su sei miliardi di persone sarebbe possibile individuare con facilità i pazienti di una malattia molto rara, metterli in contatto con gli specialisti con maggiore esperienza e organizzare una sperimentazione. I vantaggi più pratici? Non si perderebbero più esiti di esami, lastre e documentazione varia... e dunque non sarebbe più necessario rifarli. Chi avesse conservato i vecchi esami potrebbe consegnarli al personale medico per digitalizzarli e integrarli in cartella. All’ospedale, infine, tutti tornerebbero ai compiti originali: le infermiere non sarebbero più segretarie e i primari un po’ meno burocrati e contabili.

E i contro? È lo stesso avanzato a Obama ossia la privacy. Il dottor Gallenca propone una soluzione altrettanto semplice e efficace quanto quella utilizzata oggi nei servizi di e-banking ossia l’uso di un token, uno strumento che crea un codice unico e monouso per un accesso sicuro. Starebbe poi ai governi tutelare le informazioni sensibili, riducendo l’accesso da parti terze ai vari database. In realtà c’è anche un altro ostacolo da superare, ben più ostico. Quante porte si apriranno a un sistema così lineare, in grado di togliere il (tanto) superfluo di zavorre del passato per concentrarsi sulla sostanza, sull’importante? Quanti interessi si dovranno eliminare e staccare con forza dalla loro tana ormai ben consolidata e sviluppata in profondità? Non sarà facile, ma possiamo essere ottimisti. Forse servirà più tempo, ma la via del progresso tecnologico e della semplicità è l’unica direzione possibile.

Diego Barbera

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6 novembre 2011
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