Un automa in laboratorio. Poco umanoide, ma molto efficiente. Meglio di un qualsiasi neolaureato alle prese con le prime provette.
A sinistra, in fondo, si nota lo strumento per analizzare i campioni, al centro il meccanismo per realizzarli e a destra, invece, il computer che controlla tutto. Foto: © Ross D. King/Steve Oliver. |
Fa tutto lui. Se gli si forniscono dati, genera ipotesi, concepisce gli esperimenti per testarle, li porta avanti con un robot da laboratorio, interpreta i risultati e, se non vanno bene, ripete il ciclo. Non è un laureato instancabile, ma quello che gli autori di un articolo su Nature hanno battezzato lo scienziato robot. Poiché il processo di analisi dei dati è lungo e costoso, e i dati stessi arrivano in un laboratorio a velocità impossibile da seguire, perché non farli esaminare da un robot, che non si stanca mai, si sono detti gli autori, che appartengono ad alcune università britanniche?
Il risultato è appunto il robot scienziato, che "ragiona" secondo le regole della ricerca scientifica, e il suo cuore è un software che genera le ipotesi consistenti con i dati che sono stati introdotti dall'uomo, il solo esterno intervento sostanziale.
Schiavo elettronico. Dopo l'abduzione (cioè la generazione di alcune buone ipotesi che spieghino i fatti) il robot comanda ad altri computer di procedere con alcuni esperimenti. I dati che escono da questi esperimenti sono a loro volta introdotti nello scienziato robot, che ne trae le opportune conclusioni. Messo alla prova con un esperimento di genomica funzionale (che cerca di capire le funzioni dei vari geni all'interno del corpo, in questo caso di un lievito), lo scienziato robot ha dimostrato di sapere procedere abbastanza bene e, quel che più conta, di costare meno di altri approcci sperimentali.
(Notizia aggiornata al 15 gennaio 2004)