Scienze

Ritorno a Lost City, la città sommersa che potrebbe spiegare come nasce la vita

Una spedizione della NOAA è tornata a esplorare la distesa di bocche idrotermali nelle profondità dell'Atlantico costellata di camini di carbonato di calcio: una metropoli sommersa che pullula di vita microbica e che potrebbe avere analoghi nel Sistema Solare.

Ha torri che svettano a distanze ravvicinate e un'altissima densità abitativa: a differenza di altre città, però, Lost City sorge su una montagna sottomarina a oltre 3000 metri di profondità, e non è stata creata dall'uomo.

La Città Perduta è un'area ricca di camini idrotermali situata nel mezzo dell'Atlantico, in corrispondenza dell'Atlantic Massif (un esteso rilievo oceanico). Deve il suo nome a decine di guglie di carbonato di calcio alte fino a 60 metri che si erigono, immacolate, nel buio dei fondali oceanici. Fluidi alcalini (pH da 9 a 11) ad alta temperatura, arricchiti con gas idrogeno e metano, fuoriescono dalle candide strutture, alimentando un ricchissimo ambiente di microbi amanti delle condizioni estreme.

Questi microrganismi racchiudono il segreto della sopravvivenza in ambienti ostili e potrebbero raccontare molto di come si sia sviluppata la vita sulla Terra, o di come possa essersi evoluta in altre zone del Sistema Solare. Per questo l'8 settembre 2018, un gruppo di 22 oceanografi, microbiologi e geologi di vari istituti di ricerca si è di nuovo recato, dopo una lunga pausa, sopra alla metropoli sommersa scoperta nel 2000, per cercare di conoscere un po' meglio i suoi abitanti.

Dettaglio dei "grattacieli" che vanno per la maggiore a Lost City. © NOAA

Nessun vulcano. A differenza di altre bocche idrotermali, Lost City non è alimentata da attività vulcanica. I camini idrotermali si formano per l'incontro tra l'acqua di mare e il mantello superiore terrestre, in un processo geologico che coinvolge calore e acqua e che crea gas ed energia, noto come serpentinizzazione. Le acque ricche di calcio in uscita da queste bocche reagiscono con il carbonio oceanico formando la suggestiva distesa di camini: si pensa che questo tipo di reazione continui da circa 30 mila anni.

Cibo e carburante. L'ecosistema abiotico (cioè in assenza di ossigeno) che gravita attorno a queste strutture in continua trasformazione è perfettamente organizzato. Idrogeno e metano emessi dai camini forniscono energia alla vita batterica, ma non è chiaro di cosa si nutrano i microbi che "abitano" in prossimità delle bocche. Un'ipotesi è che i batteri presenti all'interno del Massiccio Atlantico introducano carbonio e nutrienti nell'ecosistema, permettendo a nuovi microbi di prosperare in cima alle "torri".

Campioni. Il ROV Jason, un veicolo comandato da remoto legato alla nave di ricerca oceanica della marina statunitense Atlantis, preleverà sedimenti dal fondale oceanico e campioni di microbi dalla sommità dei camini di Lost City. Ma soprattutto, nelle sue tre settimane di immersione, raccoglierà l'acqua che fuoriesce dalle bocche idrotermali, per capire quali microrganismi sopravvivano all'interno della montagna oceanica. Parte dei 30 litri d'acqua al giorno prelevati sarà analizzata sul posto, parte sarà congelata a fini di ricerca: l'analisi del DNA rivelerà, nei prossimi anni, quali invisibili abitanti popolino questo habitat estremo.

Oceano Atlantico, 2005: una medusa abissale fluttua a qualche metro dal fondale, accanto a uno dei camini idrotermali di Lost City. © NOAA

Alieni e terrestri. Per i ricercatori, qualcosa di molto simile potrebbe essere attivo, in questo momento, su Encelado ed Europa, le lune di Saturno e di Giove candidate ad ospitare la vita. Un ecosistema analogo potrebbe essersi formato, in passato, anche su Marte. In luoghi come Lost City potrebbero inoltre essersi generate le condizioni ottimali per lo sviluppo della vita sulla Terra. Nei microscopici pori delle pareti di carbonato dei camini, l'acqua altamente alcalina e l'energia inesauribile dell'idrogeno potrebbero aver favorito la formazione di proto-cellule, i precursori delle cellule da cui tutto ebbe inizio.

A rischio. Habitat come Lost City potrebbero essere diffusi sui fondali oceanici, dei quali abbiamo mappato e osservato meno del 20%. Questi ecosistemi così fondamentali anche in termini di ricerca, sono minacciati dalla diffusione di attività di estrazione sottomarine, che rischiano di "piallare" le profondità oceaniche prima che le si possa studiare come dovremmo.

16 settembre 2018 Elisabetta Intini
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