La tettonica delle zolle, ossia il movimento delle placche in cui è suddivisa la parte più superficiale del nostro pianeta, sembra abbia preso il via poche centinaia di milioni di anni dopo la nascita del pianeta stesso, che si data a 4,4-4,6 miliardi di anni fa.
Ai geologi risulta però impossibile ricostruire i più antichi avvenimenti, perché nelle ere successive tutto è andato distrutto proprio a causa del movimento delle zolle, dei loro scontri, della subduzione (lo scivolamento di una zolla sotto l’altra): eventi che hanno distrutto ogni cicatrice di eventi precedenti.
È possibile studiare con una certa precisione solo quello che è avvenuto "molto di recente", tra 280 milioni di anni fa e i nostri giorni.

Segreti della Terra. Ricostruire il passato geologico del pianeta è estremamente importante per comprendere anche altri elementi dell’evoluzione del nostro pianeta.
Un esempio è la correlazione tra distribuzione delle placche terrestri e clima, un altro è l’importanza che ebbero le terre emerse per la diffusione della vita terrestre e così via.
È per questo che, nonostante l'oggettiva difficoltà, si tenta comunque di ricostruire l'antico passato della Terra. È ciò che ha fatto un gruppo di ricercatori della University of Adelaide (Australia), che ha ricomposto il puzzle della Terra così com’era tra un miliardo e 520 milioni di anni fa, un periodo della storia del pianeta estremamente vario e interessante (su Youtube: un video elaborato sui dati della recente ricerca).

Fu in quel periodo che la Terra visse un periodo di freddo assoluto, tanto da essere avvolta quasi interamente da ghiacci, e poi un periodo di caldo estremo. In quello stesso arco di tempo la vita si diffuse e l’atmosfera si arricchì di ossigeno come mai era avvenuto prima.
Alan Collins, uno degli autori della ricerca online in versione integrale su Science Direct, spiega che il team «ha usato tutto ciò che la natura ha permesso di usare. Abbiamo studiato le rocce più antiche, tutte le testimonianze fossili possibili e abbiamo fatto uso del paleomagnetismo», ossia dell’impronta che il campo magnetico ha lasciato nelle rocce più antiche ricche di ferro, ciò che aiuta a capire dove erano le rocce e com’erano orientate rispetto al nord e al sud magnetico.
Mettendo insieme il tutto si è riusciti a ricostruire il volto inedito del nostro pianeta, di un bel passo indietro rispetto ai limiti finora imposti da questi studi.