Se passavi un paio d'ore con lui era come avere letto due libri. E sentivi di avere capito bene l'origine e la natura dell'Uomo. Richard Leakey, scomparso a 77 anni lo scorso 2 gennaio, oltre a essere l'erede di una famiglia di cacciatori di fossili (i genitori Louis e Mary Leakey individuarono nell'Africa orientale la culla dei nostri antenati) era anche un grande divulgatore. Chi lo ha conosciuto sa come riuscisse, con parole semplici e una grande capacità di sintesi, a spiegare le nostre origini con elementare chiarezza.
Tre piccoli bipedi africani. «Lasci stare i nomi e le parentele, che possono sembrare complicati», esordiva: «consideri che due milioni di anni fa vivevano in Africa orientale tre diverse forme di ominini, cioè diverse vie dell'evoluzione. Tutte e tre avevano conquistato la stazione eretta, camminavano più o meno come noi. Ma il primo personaggio aveva possenti mascelle con denti robusti per triturare cibi vegetali coriacei, come noci e radici. La sua dieta era simile a quella di un cinghiale. Aveva sviluppato le mascelle invece del cervello, che in lui non superava i 500 cm cubi. Il secondo aveva una dentatura e un cranio più leggeri per nutrirsi di vegetali teneri e magari uova di uccelli. Anche lui aveva un cervello limitato. Il terzo è quello che ci interessa più da vicino», continuava Leakey durante la nostra intervista, tenendo un cranio in mano. «Ecco che qui la dentatura è ancora più leggera e la volta cranica più grande, perché poteva ospitare un cervello di 700 cm cubi. Era onnivoro, e cioè aggiungeva carne alla sua dieta, comportandosi come un mangiatore di carcasse di animali, a volte sottraendole ai predatori, altre attuando egli stesso una forma di caccia organizzata di gruppo», come fanno i licaoni o gli scimpanzé.»
Se fossimo stati invitati a cena da ciascuna delle tre specie di ominini a cui lo studioso faceva riferimento, e cioè, nell'ordine, Australopithecus boisei, Australopithecus africanus e Homo habilis, avremmo constatato che l'evoluzione dipende da che cosa mangi e anche da come ottieni il cibo. «L'Homo habilis per procurarsi la carne doveva comportarsi in modo cooperativo: l'unione faceva la forza, per scacciare leoni e iene dalla carcassa di una giraffa, o per cacciare in gruppo una zebra. Inoltre, per rompere le ossa e accedere al nutritivo midollo, occorreva costruire i primi strumenti di pietra, a cui fecero seguito schegge taglienti per macellare la carne», ci raccontava ancora Leakey.
Tante tacche sul martello. Di origine britannica e cittadino keniota, Richard Leakey è stato per 30 anni direttore del Museo Nazionale del Kenia. Come scopritore, esordì con il ritrovamento nel 1968 di un antico Homo sapiens di 160.000 anni fa nella regione etiopica del fiume Omo. Di ritorno a Nairobi, sorvolando con un aereo leggero il lago Turkana (Kenia settentrionale), vide degli affioramenti che promettevano nuove scoperte. Infatti, giunto poco tempo dopo (nel 1969) a Kobbi Fora (sulle rive del Turkana) con un'apposita spedizione scientifica, trovò il cranio di un Australopithecus boisei. Nel 1972 in un'altra sua spedizione fu rinvenuto il cranio detto 1470, da lui ritenuto un progenitore dell'Homo habilis e battezzato Homo rudolfensis. Nel 1975 fu la volta del cranio di un Homo ergaster (o erectus). Nel 1978, ancora un cranio fossile, di Homo erectus, quasi intatto.
Sempre durante una sua spedizione presso il Turkana, nel 1984 venne trovato lo scheletro quasi completo di un Homo ergaster, il famoso "ragazzo del Turkana", che dimostrava come 1,6 milioni di anni fa i precursori del genere Homo fossero alti quasi come noi e con un cervello di 900 cm cubi. Qualche tempo dopo venne alla luce anche il cranio dell'Australopithecus aethiopicus, progenitore dell'Australopithecus boisei. Leakey era convincente anche nel sostenere che l'umanità degli inizi era assolutamente pacifica e solidale proprio perché viveva di caccia e di raccolta in una sorta di socialismo delle origini. Furono l'avvento dell'agricoltura e della proprietà privata a portare alla stratificazione sociale e alle guerre.
Licenza di uccidere. Purtroppo però la storia di Richard Leakey proseguì facendo i conti con il mondo attuale, corrotto e conflittuale. Nel 1989 fu nominato a capo del Wildlife Service, cioè a dirigere l'anti bracconaggio del Kenia. Le sue squadre di ranger avevano la licenza del presidente Moi di sparare a vista sui bracconieri, senza necessariamente fare arresti, per contrastare la strage di elefanti e rinoceronti che li stavano portando all'estinzione. Lo stesso anno, assieme al presidente Moi, Leakey bruciò una montagna (12 tonnellate!) di zanne sequestrate.
Nel 1993, pilotando un aereo leggero Cessna durante una ricognizione nella Rift Valley, ebbe un guasto (di cui non fu mai chiarita l'origine) e dovette effettuare un atterraggio di emergenza senza riuscire a evitare l'impatto: perse entrambe le gambe. A lui certo i nemici non mancavano, nemmeno quando con due protesi, riprese le sue attività. Recuperando anche milioni di dollari dall'Occidente in aiuto ai 51 Parchi del Kenia.
Ma William Ole Ntimama, ministro del governo keniota e rappresentante in parlamento dei pastori Masai, lo accusò di valorizzare più la fauna del Kenia della sua gente. Con buona pace dei diritti umani, e in nome di quelli degli animali. Il tutto condito con accuse di corruzione che portarono Leakey a dimettersi e a fondare nel 1995 un partito conservazionista di opposizione, il Safina, che in lingua swahili significa "Arca di Noè".
Andata e ritorno. Seguì un periodo negli Usa come insegnante di antropologia e in cui fondò Wildlife Direct, organizzazione che gestisce fondi a favore della conservazione dandoli direttamente agli studiosi e ai protezionisti locali senza passare da governi infiltrati dalla corruzione. Nel 2015, mentre un'altra crisi del bracconaggio di elefanti attanagliava l'Africa, il nuovo presidente Uhuru Kenyatta invitò Leakey a tornare nel Wildlife Service, questa volta come presidente. Posizione che avrebbe ricoperto per tre anni, finendo pare per sbattere la porta a causa dei limitati poteri di contrasto.
Vogliamo ricordare Richard Leakey per la sua vena ottimista, e per avere cercato e trovato la natura solidale e cooperativa dell'uomo nelle nostre origini, prima che le sovrastrutture della società complessa corrompessero molti.