Non si può presentare Richard Feynman come uno dei più grandi fisici teorici della storia. Non perché non lo sia stato, anzi, ma perché è una definizione limitata per un personaggio del genere. In qualche modo non gli rende giustizia. È stato anche molto altro.
Pensa a un viveur incredibilmente curioso e a un raccontatore di storie che unisce scienza e battute fulminanti. Un divulgatore scientifico capace di spiegare a tutti le teorie più incomprensibili senza perdere di rigore. Ma anche un suonatore di bongos e un ritrattista delle ballerine di lap dance che incontra nei locali dove si esibisce. Un tizio che gira con un furgone e si veste con lo stile vagamente western degli americani del sud. Non esattamente il tipo di scienziato che ti aspetteresti.
Eppure, alla faccia degli stereotipi, Feynman nel 1965 ha vinto il Premio Nobel per la Fisica per lo sviluppo dell'elettrodinamica quantistica. Ecco la biografia di uno dei più grandi (e forse il più simpatico) pensatori creativi del ‘900.
SCIENZA, MAGIA E UNA CURIOSITÀ INESAURIBILE
Richard Feynman nasce a New York nel 1918 e, come Albert Einstein, inizia a parlare tardi. Già da bambino dimostra però un’intelligenza brillante. Il padre, venditore di uniformi, gli insegna a guardare il mondo in modo originale, rifiutando le verità già confezionate. Gli fa leggere riviste scientifiche e lo invita a mettere tutto in discussione. Ed è proprio grazie al padre che capisce la differenza tra imparare una cosa e capirla. Inizia così ad appassionarsi di scienza e adotta quella curiosità che lo contraddistingue per tutta la vita.
A 11 anni Richard conosce a perfezione le radio. Le smonta, studia come funzionano e le sa anche riparare lasciando a bocca aperta gli adulti. A 15 si diletta con l’analisi matematica e il calcolo differenziale, mettendo a punto un suo personale sistema per rappresentare le funzioni trigonometriche. Quando è solo progetta congegni e piccole invenzioni, per gli amici invece si esibisce in giochi di magia.
All’università, il prestigioso Massachusetts Institute of Technology, ama divertirsi e organizzare scherzi, come quando scardina la porta di una stanza del dormitorio e riesce a nasconderla per diversi giorni. Studia fisica con passione e si interroga sui temi più disparati. Nel tempo libero, si mette a indagare il comportamento delle formiche e studia il DNA.
Dopo la laurea, è il momento del dottorato. Harvard si fa avanti offrendogli una borsa di studio in matematica, lui rifiuta per spostarsi a Princeton dove insegna Albert Einstein.
FEYNMAN NEL PROGETTO MANHATTAN: LO SCASSINATORE DI CASSEFORTI
Il Governo degli Stati Uniti non ci mette molto ad accorgersi che uno dei dottorandi di Princeton è una mente decisamente sopra la media. Un giovanissimo Richard Feynman entra così nel selezionatissimo gruppo di fisici impegnati nel progetto Manhattan per lo sviluppo della bomba atomica.
A Los Alamos (New Mexico) si distingue per la sua intelligenza, ma finisce comunque per annoiarsi. Esaurito il vasto repertorio di battute, indovinelli, scherzi, si mette a scassinare le casseforti dove vengono custoditi i documenti segreti del Progetto. Niente a che vedere con lo spionaggio. Aprire una cassaforte, nella sua filosofia, equivale a risolvere un problema matematico. Occorrono pazienza, metodo e numerosi tentativi.
Per Feynman è comunque un periodo cupo. Passa molto tempo all’ospedale di Albuquerque ad assistere la prima moglie Arline, fidanzata dai tempi del liceo, che muore di tubercolosi a soli 25 anni.
TRA SAMBA E BALLERINE BRASILIANE
Dopo la guerra Feynman insegna alla California Institute of Technology, dove era approdato dopo un’esperienza alla Cornell University, ma nel 1951-52 decide di prendersi un anno sabbatico e parte. Destinazione: Brasile. È uno scienziato piuttosto affermato, ma la caccia alle spie dei primi anni della Guerra Fredda sta rendendo isterica l’America. Decide così di fare le valigie per Rio de Janeiro.
Di giorno insegna nell’università locale, la sera coltiva la sua passione per la musica. Conosce la conga cubana ed è già un abile suonatore di bongos. In poco tempo impara a suonare la frigideira e a ballare il samba. Gironzola per le favelas e non si tira indietro nemmeno durante il Carnevale, quando si infila un costume e partecipa alla parata ballando e suonando. Un primato tra i premi Nobel della Fisica che credo resterà imbattuto a lungo.
Non trascura però la missione di trasmettere il valore della scienza. All’università di Rio, durante le sue lezioni, cerca con tutte le forze di formare una nuova classe di docenti di fisica. Vuole soprattutto accendere la fiamma della curiosità e dell’immaginazione. Non riesce però a scardinare l’apprendimento mnemonico e nozionistico dei suoi studenti. Ne rimane molto deluso. Anni dopo, raccontando il commiato dalla classe nel suo bellissimo libro autobiografico Sta scherzando, Mr. Feynman, scrive:
Questa frase dice molto del suo metodo.
“Sono fatto così: voglio sempre capire”, scrive sempre nel suo libro.
FISICO PREMIO NOBEL, INSEGNANTE, CANTASTORIE, SUONATORE DI BONGO
Così si autodefiniva Feynman: nobelist physicist, teacher, storyteller, bongo player. Le sue lezioni di fisica tenute al California Institute of Technology, tra il 1962 e il 1964, sono entrate nel mito. Per tutti i fan del genere, si trovano nella raccolta La fisica di Feynman (The Feynman Lectures on Physics, "un libro che tutti i fisici hanno sfogliato almeno una volta nella vita" azzarda Peppe Liberti). Per chi mastica bene l'inglese, sono disponibili anche gratuitamente grazie alla Caltech.
È un insegnate brillante, carismatico, anticonformista e con un senso dello humor strepitoso. Può essere difficile seguirlo nei suoi ragionamenti complessi, ma quando ne ha l’occasione mostra il talento del grande intrattenitore. E la BBC lo ingaggia come divulgatore in diversi documentari.
Nel 1965 si aggiudica il Premio Nobel. Non è però il tipo di scienziato che sgomita per essere in prima fila nelle cerimonie pompose. Prima pensa di rifiutare il premio, poi cambia idea e si trova a disagio durante il rito della premiazione.
In un’intervista alla BBC dirà:
Non vedo per quale motivo qualcuno dell’Accademia Svedese debba decidere se questo lavoro sia abbastanza nobile da ricevere il premio. Il premio l’ho già ricevuto. Il premio è il piacere della scoperta, il contributo alla ricerca, il fatto che la gente usa il mio lavoro. Sono queste le cose reali. Le onorificenze non sono reali, secondo me. Non credo nelle onorificenze.
È un personaggio fuori dagli schemi e vuole essere un pensatore libero, senza curarsi dell’opinione degli altri. In California potevi vederlo intento a risolvere un’equazione mentre aspetta di suonare i bongos in un topless bar. Dipinge, scrive, corteggia le donne. A casa, o in laboratorio, studia gli stati allucinatori e fuma marijuana.
La curiosità e il dubbio lo guidano negli studi di fisica teorica, così come nella vita e nel mondo che lo circonda.
Come scienziati, conosciamo i grandi progressi che scaturiscono da una soddisfacente filosofia dell’ignoranza e il grande progresso che nasce dalla libertà di pensiero; è nostra responsabilità ribadire il valore di questa libertà: insegnare che il dubbio non va temuto ma accolto e discusso; esigere tale libertà è un dovere nei confronti delle generazioni a venire.
E sempre come scienziato, nutre parecchia diffidenza verso le scienze umanistiche.
Le scienze sociali costituiscono un esempio di scienza che non è scienza. I suoi cultori non fanno le cose in modo scientifico.
A BORDO DEL QANTUM
Nel 1975 compra un Dodge Tradesman Maxivan e lo fa personalizzare a Long Beach, California. Rivisita gli interni e, soprattutto, si fa dipingere la carrozzeria con i celebri diagrammi da lui inventati e che lo portarono a vincere il Nobel con la teoria dell’elettrodinamica quantistica (o QED, dall’inglese Quantum Electro-Dynamics). Completa l’opera facendolo targare con la scritta QANTUM (in omaggio alla meccanica quantistica).
A bordo del furgone, la famiglia Feynman si avventura nelle grandi praterie americane e visita più volte il Messico per le vacanze.
FEYNMAN E IL DISASTRO DEL CHALLENGER
Dopo 73 secondi dal decollo, lo Space Shuttle Challenger esplode. È il 28 gennaio 1986 e tutto il mondo resta scioccato dalle immagini che arrivano da Cape Canaveral, Florida. Muoiono sette astronauti e la tragedia è in diretta televisiva.
Richard Feynman partecipa alla commissione di inchiesta ordinata dal Presidente Ronald Reagan. Raccoglie informazioni e intervista gli ingegneri della NASA. Nonostante le pressioni ricevute per starsene zitto, decide di fare luce sulle reali cause del disastro. Ancora una volta, si comporta come un pensatore libero (facile da dire, molto meno da fare).
Quattro mesi dopo, in diretta Tv, spiega come una guarnizione O-ring della navetta non abbia retto le basse temperature. Per dimostrarlo, ne immerge una uguale in un bicchiere di acqua ghiacciata. In diretta tv la guarnizione si spacca. Una spiegazione lampante.
Questo è l’ultimo atto pubblico di una vita straordinaria. Ormai malato da tempo, il 15 gennaio 1988 muore all’età di 69 anni.
COSA CI RIMANE DI RICHARD FEYNMAN
Feynman è stato uno dei fisici teorici più notevoli e dotati di qualsiasi generazione. Il suo contributo scientifico è stato enorme soprattutto per l'elaborazione della teoria elettrodinamica quantistica, una teoria quantistica del campo elettromagnetico che coniuga la relatività ristretta alla meccanica quantistica per migliorare la comprensione dell'Universo.
I suoi interessi spaziavano anche alla chimica, alla biologia e all'elettronica. Fu lui a lanciare la sfida delle macchine molecolari, raccolta dai vincitori del Nobel per la Chimica 2016, in un noto discorso passato alla storia come There's plenty of room at the bottom. A lui si devono i primi concetti relativi ai computer quantistici e alle nanotecnologie.
Guardando oltre l’uomo di scienza, invece, è difficile condensare in poche righe il mix di intelligenza, creatività, humour che è stato Richard Feynman.
È l’esatto opposto del classico accademico che guardiamo con la paura di restare annoiati. Per la a sua passione nell'aiutare i non-scienziati a immaginare qualcosa della bellezza e l'ordine dell'universo come lui la vedeva era stato soprannominato " The Great Explainer" che si può liberamente tradurre come "uno che sapeva spiegare alla grande".
Il ciclo di conferenze tenuto nel 1975 in Nuova Zelanda per “non addetti ai lavori” rendono bene l’idea delle sue qualità di divulgatore e appassionato di scienza (qui trovi un assaggio). Lo stesso vale per la serie della BBC Fun to Imagine.
Della sua passione per la musica e il bongos ne sono rimaste diverse testimonianze.
L’insegnamento più importante che ci lascia, probabilmente, è tutto nella curiosità infinita con cui ha guardato il mondo, oltrepassando i confini della scienza. È riuscito a unire anticonformismo e metodo scientifico, filosofia e matematica, humor e passione per l’insegnamento.
LE FRASI DI RICHARD FEYNMAN
Dalla lavagna lasciata il giorno della sua morte si può leggere: “Quello che non posso creare, non lo posso capire”. Questa, si aggiunge alla lunga lista di frasi di Richard Feynman da ricordare. Eccone una selezione.
Scienza è credere nell’ignoranza degli esperti.
Non so che cosa non va nella gente: non imparano usando l’intelligenza, ma solo meccanicamente o giù di lì. Il loro sapere è così fragile.
La fisica è come il sesso: non c’è dubbio che facendola si ottengano dei risultati pratici, ma non è per quello che la si fa.
Vi auguro una cosa sola: la fortuna di trovarvi sempre in una situazione che vi consenta di mantenere liberamente l’integrità di cui ho parlato – di non sentirvi costretti a perderla per conservare il posto, trovare fondi, o altro. Possiate avere questa libertà.
I matematici possono dimostrare solo teoremi banali perché ogni teorema che viene dimostrato è necessariamente banale.
Il primo principio è che non devi prendere in giro te stesso e tu sei la persona più facile da prendere in giro.
Stare a guardare è un’arte, e anche molto difficile, ed è bene farlo anziché partire in tromba in una direzione o nell’altra. Ma non è meglio fare qualcosa? Nossignore, se non hai le idee chiare è meglio stare a guardare.
Un principio generale della fisica è che, non importa quello che una persona pensa, è quasi sempre sbagliato.
Se osserviamo un bicchiere di vino abbastanza attentamente vediamo l’intero universo. Ci sono le cose della fisica: il liquido turbolento e in evaporazione in funzione del vento e del tempo, il riflesso sul vetro del bicchiere, e la nostra immaginazione aggiunge gli atomi.
Uno degli strumenti più importanti della fisica è il cestino della carta straccia.
Questo articolo è tratto dal blog Pensare Creativo ed è ripubblicato con il permesso dell'autore, Alessandro Milani, e con poche modifiche e aggiunte.