Scienze

La lucertola fossile delle Dolomiti che rivoluziona la storia degli squamati

Scoperto venti anni fa, il fossile è stato studiato con nuove tecnologie: quello che si è scoperto riscrive la storia di lucertole e serpenti.

Un piccolo rettile, scoperto circa 20 anni fa sulle Dolomiti e studiato di recente con nuove tecniche, ha fatto riportare indietro di 75 milioni di anni l’origine di lucertole e serpenti. Il Megachirella wachtleri, questo il nome del rettile, è passato al vaglio di un team internazionale di paleontologi: allo studio, pubblicato su Nature, hanno partecipato anche esperti del MUSE (il Museo delle Scienze), del Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam (Trieste), dell'Elettra Sincrotrone Trieste e del Centro studi e ricerche Enrico Fermi (Roma).

Una lucertola di 240 milioni di anni. Il fossile ci mostra un rettile lungo circa 15 centimetri, che ad oggi risulta la lucertola più antica al mondo: visse 240 milioni di anni fa nella regione delle attuali Dolomiti di Braies. Le nuove informazioni su questo piccolo essere sono state ottenute tramite tecniche di ricostruzione tridimensionale (3D) e analisi delle sequenze di DNA dei rettili attuali.

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La roccia dolomitica che incorpora il fossile. © MUSE

I risultati suggeriscono che l’origine degli organismi con le squame, come lucertole e serpenti, risale ad almeno a 250 milioni di anni fa: più o meno quando si verificò il più drammatico evento per la vita del pianeta, l'estinzione del Permiano-Triassico. Spiega Tiago Simoes (università di Alberta, Canada), tra gli autori dello studio: «L'esemplare è di 75 milioni di anni più vecchio di quelle che pensavamo fossero le più antiche lucertole fossili al mondo e fornisce informazioni preziose per comprendere l'evoluzione di tutti gli squamati, viventi ed estinti».

Con la microtomografia. Massimo Bernardi, del MUSE, non ha dubbi: «Questo piccolo rettile, che credo possa a buon titolo essere considerato tra i più importanti resti fossili mai rinvenuti nel nostro Paese, sarà da oggi un riferimento per i paleontologi e per tutti coloro i quali studieranno o racconteranno l’evoluzione dei rettili. Il Megachirella è una sorta di stele di rosetta, una chiave per la comprensione di una vicenda evolutiva che ha condizionato per sempre la storia della vita su questo pianeta».

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La testa del fossile elaborato dalla microCT. © MUSE

Lo studio è stato condotto al Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam, in collaborazione con Elettra Sincrotrone Trieste, utilizzando la microtomografia computerizzata a raggi X (microCT). Questa tecnologia ricorda da vicino i sistemi TAC ospedalieri, ma permette di ottenere dettagli di gran lunga più definiti e di produrre un modello 3D virtuale delle parti esterne e interne dei campioni analizzati ad altissima risoluzione. «Quando abbiamo visto i risultati ci siamo resi conto di essere i primi, dopo milioni di anni, a poter osservare la "faccia" della Megachirella, ossia quella inglobata nella roccia», spiega Federico Bernardini, uno dei ricercatori.

Oggi la Terra è abitata da circa 10.000 specie di lucertole e serpenti, quasi il doppio delle specie di mammiferi. Nonostante il diverso peso, finora l’origine e le prime fasi dell’evoluzione di questi rettili erano rimaste avvolte nel mistero. Grazie alla spettacolare ricostruzione di Megachirella in vita (vedi disegno all'inizio) - realizzata dal paleoartista milanese Davide Bonadonna - la ricerca ha conquistato la copertina della rivista Nature, che da vent’anni non dedicava tanto spazio a un "fossile italiano".

31 maggio 2018 Luigi Bignami
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