L'analisi delle proteine presenti nei capelli può diventare una tecnica di identificazione univoca alternativa al sequenziamento genetico: lo suggerisce uno studio realizzato da un team del Lawrence Livermore National Laboratory (California) (pubblicato su Plos One) che pone le basi per una profonda trasformazione delle tecniche di analisi biologica nella scienza forense e nell'archeologia.
La forza dei capelli. In determinate condizioni è possibile analizzare anche Dna vecchio di centinaia di migliaia di anni. Il sequenziamento genetico diventa però inutilizzabile quando il Dna si degrada per cause ambientali, legate al Ph, alla temperatura, alla presenza di acqua, batteri o altri microrganismi.
I capelli invece sono una delle strutture più resistenti del corpo umano, al pari di ossa e denti. La robustezza del cuoio capelluto deriva dall'alto grado di legami intermolecolari presenti nelle 300 proteine contenute in un singolo capello.
Le proteine dei capelli si formano sulla base di informazioni genetiche presenti nel Dna: perciò quando si verifica una mutazione genetica ci possono essere anche lievi variazioni nella sequenza di molecole di aminoacidi che compongono queste proteine. Il team di ricerca ha sviluppato una tecnica in grado di spezzare le sequenze proteiche, individuando decine di variazioni genetiche nei capelli di 76 persone viventi e di altre decedute tra il 1750 e il 1850. È stato calcolato che alcune di queste variazioni sono molto rare e si possono presentare in un soggetto ogni 12.500: questa caratteristica le rende potenti marker al servizio della bioarcheologia e della scienza forense.
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