Ricavare spermatozoi dalle ossa. Secondo una nuova ricerca tedesca potrebbe essere un modo per risolvere alcuni problemi di infertilità maschile. Ma l’ipotesi è ancora tutta da verificare. E serviranno ancora tra i 3 e i 5 anni di sperimentazioni.
Il processo per produrre cellule destinate a diventare spermatozoi partendo dal midollo osseo. Prima le staminali sono isolate dal midollo osseo poi vengono coltivate e indotte a trasformarsi in spermatogoni, che poi dovrebbero essere impiantati nei testicoli. © Newcastle University |
In un futuro, forse, il midollo osseo potrà generare spermatozoi. Una possibilità in più - ma ancora tutta da verificare - per restituire la fertilità a uomini che l’hanno persa in seguito, ad esempio, a pesanti terapie farmacologiche come la chemioterapia.
Cellule ri-programmate
Lo studio, che ha visto impegnate le università di Göttingen e Münster e la Medical School di Hannover, ha preso in esame gruppi di cellule staminali – cioè in grado di trasformarsi in diversi tipi di tessuti a seconda di dove vengono impiantate – estratte dal midollo osseo (il tessuto molle che si trova all’interno delle ossa) di volontari di sesso maschile. Normalmente queste cellule sono “programmate” per trasformarsi in cellule muscolari. Una volta isolate, però, gli scienziati le hanno sottoposte a un processo di trans-differenziazione: in laboratorio le hanno cioè indotte artificialmente a diventare spermatogoni, cellule presenti nei testicoli e destinate a trasformarsi in spermatozoi. «Ora il nostro obiettivo» afferma Karim Nayernia, il ricercatore che ha coordinato lo studio «è osservare se questi spermatogoni sono in grado di crescere e diventare spermatozoi realmente impiegabili. Questo richiederà ancora 3-5 anni di studio».
Alterazioni genetiche
I dubbi non mancano ed è ancora presto trarre conclusioni. Però gli esperti mettono in guardia: sottoporre cellule "indifferenziate" a questo processo di specializzazione può essere causa di modificazioni genetiche permanenti, decisamente rischiose per un impiego sull’uomo. A prescindere però dalle applicazioni cliniche, questo studio ha già ora una grande importanza: ci permette di comprendere meglio cosa potrebbe non andare per il verso giusto quando ci troviamo di fronte a problemi di infertilità maschile.
(Notizia aggiornata al 17 aprile 2007)