Fotogallery - Le dieci tecnologie che ti danno i super poteri
I robot entrano nelle carceri della Corea del Sud... non come prigionieri ma come aiutanti delle guardie. A partire dal prossimo marzo, nella città di Pohang a Sud-Est di Seul, si svolgeranno i primi test della durata di un mese.
“Contattano le guardie in caso di problemi medici o situazioni di pericolo”
Pattuglie robot - Il progetto costato oltre 800mila dollari, e sponsorizzato dal Ministero della Giustizia coreana, prevede la realizzazione di robot che dovranno pattugliare i corridoi delle prigioni e monitorare le condizioni all’interno delle celle. E, in caso di situazioni violente o insolite avviseranno le guardie.
SOS motorizzati - «A differenza delle telecamere a circuito chiuso» spiega il professor Lee Baik-Chul della Kyonggi University «che controllano solo le celle tramite schermate fisse, i robot possono essere programmati per analizzare le varie attività che possono svolgersi in carcere e individuare i comportamenti anomali». Un altro compito di queste sentinelle hi-tech sarà, per esempio, quello di facilitare le comunicazioni di emergenza tra i detenuti e le guardie. Il detenuto, infatti, in caso di emergenza medica o situazione di pericolo, può contattare in modo più rapido il personale della prigione. Le guardie hanno accettato l’aiuto dei robot, perché in questo modo possono ridurre il loro carico di lavoro, soprattutto nelle ore notturne.
Look amico - Il team che lavora al progetto sta studiando un look quanto più “umano e cordiale”, per questi robot in modo da agevolare il loro inserimento nelle carceri e convincere i detenuti che non si tratta di emuli di Robocop.
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