L'11 luglio si celebra la Giornata Mondiale della popolazione, istituita dalle Nazioni Unite nel 1989 (quando sulla Terra si contarono 5 miliardi di umani) con l'intento di alimentare e aumentare la consapevolezza del genere umano sulle problematiche del vertiginoso aumento della popolazione mondiale, che al momento segna un +83 milioni di nuovi nati l'anno.
Il tema è complesso e meriterebbe più spazio, ma accendendo i riflettori esclusivamente su di un'ipotesi di mantenimento della popolazione ai livelli attuali - "oggi" quasi 8 miliardi, vedi per esempio Population.City - senza puntare né a crescita né a decrescita, ogni coppia dovrebbe, esclusivamente, venire rimpiazzata dai propri figli. È il cosiddetto livello di sostituzione: il numero medio di figli per coppia dovrebbe dunque essere vicino a due. È importante sottolineare che, per questo genere di scenari demografici, il livello di sostituzione non tiene conto dei flussi migratori e, inoltre, il numero a cui si fa generalmente riferimento varia da "molto vicino a 2" per i paesi industrializzati a "2,5-3,3" per i paesi più poveri, perché sono quelli dove la mortalità infantile è più elevata.
Italiani poco prolifici. Il tasso di fecondità totale (abbreviato in TFT, indica il numero medio di figli per ogni donna) in Italia è ben al di sotto del livello di sostituzione stimato per i paesi sviluppati (e forse, complice la crisi economica causata dalla CoViD-19, scenderà ancora): secondo dati ISTAT, nel 2019 si attestava a 1,29, contro la media mondiale di 2,4 figli a coppia. Nel mondo, i più prolifici sono i nigeriani, con una media nel 2017 di 6,49 figli a testa, mentre fanalino di coda gli asiatici, con Hong Kong (1,19), Taiwan (1,13), Macau (0,95) e Singapore (0,83) agli ultimi posti.
L'importanza del tasso di fecondità. Per uno stato è molto importante tenere traccia del TFT della popolazione: così facendo, riesce a organizzarsi per allocare risorse e (se necessario) disporre nuove strutture. Se, ad esempio, il tasso di fecondità sale improvvisamente a livelli superiori alla media, lo stato dovrà predisporre la costruzione di nuove scuole, o aumentare gli accessi alla scuola pubblica. Questo fu ciò che accadde negli Stati Uniti durante il cosiddetto "baby boom", il boom di nascite al termine della Seconda Guerra Mondiale. Durante questo periodo, il tasso di fecondità raggiunse picchi dello 3,8 – circa il doppio rispetto alla media statunitense del XXI secolo.
Al contrario, un TFT basso porta a un rapido invecchiamento della popolazione (come è il caso dell'Italia) e presuppone maggiori costi, per lo Stato, in termini di pensioni e assistenza sanitaria.