Il nuovo capitolo di Call of Duty, celeberrimo videogioco made in Usa, accende le polemiche diplomatiche: una delle missioni del giocatore è di uccidere, virtualmente, il padre della revolucion: Fidel Castro.
“Call of Duty accende le discussioni per la propaganda Usa al suo interno”
Numeri da capogiro – Il nuovo titolo “Balck Ops” del big dell’intrattenimento digitale Activision, è probabilmente il più grande lancio di un videogioco mai realizzato. I conti parlano di vendite da 360 milioni di dollari nei soli Stati Uniti e in Gran Bretagna, durante le prime 24 ore dall’uscita. Call of Duty: Black Ops è uno dei gioco più attesi, richiesti e acclamati, che però sta raccogliendo diverse critiche a livello internazionale.
Proteste all’Avana – Cuba ha formalmente accusato gli Stati Uniti di aver lanciato una campagna di propaganda contro l’isola socialista, attraverso quella parte di gioco in cui obiettivo è uccidere nientemeno che Fidel Castro, ex presidente e padre istituzionale della rivoluzione cubana. Un meccanismo di propaganda, per cui la californiana Activision Blizzard non ha stimato le conseguenze. I maggiori siti di informazione e controinformazione cubani hanno subito lanciato la notizia, che è stata ripresa dai media di tutto il mondo: si tratta di un vero e proprio caso di propagnada mediatica, che rischia di accentuare la già fragile diplomazia tra i due paesi.
Operazione Fidel – Il nuovo titolo vorrebbe infatti realizzare virtualmente ciò che diversi governi americani hanno cercato di fare in più di mezzo secolo: elimnare Castro. Stando alle fonti cubane il lider maximo ha subito circa 600 tentativi di attentati durante la sua lunga dittatura. La missione si svolge ai tempi della presidenza Kennedy, durante la famosa crisi dei missili e in corrispondenza dello storico episodio della Baia dei Porci. Il giocatore deve riuscire a infiltrarsi all’intenro di Cuba per cercare di assassinare un alquanto giovane rivoluzionario che ha guidato la rivolta contro il governo di Batista: Fidel Castro.