La lotta all'Aids diventa ancora più difficile e sarà necessario scegliere se intervenire dove il male c'è già, o dove invece sta per svilupparsi a ritmi sempre più alti.
Il virus dell'Aids. |
Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet l'estate scorsa, sosteneva che due terzi delle nuove infezioni di Aids previste da qui al 2010 potrebbero essere evitate se fosse messa in atto una immediata e intensa campagna di prevenzione. C'è però un problema e riguarda le strategie che mirano a stroncare la malattia. Finora infatti il continente più colpito era l'Africa, dove in alcuni paesi l'Aids ha colpito un quarto della popolazione. Secondo le ultime stime presentate da Unaids, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di questa malattia, l'attenzione però dovrebbe spostarsi verso India, Cina e Russia, dove l'epidemia si diffonderà molto più rapidamente. In Cina per esempio nei primi mesi del 2001 i casi hanno subito un incremento del 67%. In questi Paesi, tra i più popolosi del mondo, l'Aids rischia di manifestarsi in maniera devastante, non solo perché arriverà a colpire oltre 100 milioni di persone, ma anche perché si valuta che potrà colpire anche l'economia, rallentando lo sviluppo di queste aree.
Scelta difficile. Le risorse finanziarie disponibili per gli interventi sono però limitate. Attualmente l'organismo che si deve occupare degli interventi è il Global fund to fight Aids, tubercolosis and malaria, nato nel gennaio 2002, e il cui compito è la lotta contro le tre malattie più diffuse nei Paesi poveri. Il Fondo, voluto dall'Onu ma frutto di una collaborazione pubblico-privato che vede tra i suoi principali finanziatori la Fondazione Bill e Melinda Gates e l'italiana Eni , conta su una garanzia di 2 miliardi di dollari. Le previsioni di spesa per interventi di una certa efficacia, hanno però già superato la cifra stanziata, portandola a 4,6 miliardi di dollari. Potrebbe dunque trovarsi di fronte a una difficile scelta: intervenire per limitare la diffusione nelle regioni già gravemente colpite, o frenare l'epidemia nei Paesi in cui è ancora nelle fasi iniziali.
(Notizia ggiornata al 24 ottobre 2002)