La possibilità esiste ma comporta notevoli problemi. Il primo sembrerebbe insuperabile: la clonazione annulla le differenze genetiche che esistono tra gli individui, e che sono fondamentali . Una popolazione formata solo da cloni, ha una bassissima adattabilità alle variazioni ambientali. Dunque alla lunga rischierebbe di nuiovo di estinguersi. Se anche si facessero a un certo punto accoppiare in modo tradizionale i cloni, per avere individui diversi dai genitori, in ogni caso il rimescolamento genetico sarebbe limitato, e alla lunga si avrebbe l'espressione di quelle caratteristiche negative che rimangono, anche se nascoste, in ogni patrimonio genetico. Il secondo problema invece è di carattere tecnico: per clonare un animale, bisogna trovare una specie che sia compatibile, ovvero che sia in grado di partorire i cloni, e della quale siano disponibili molti individui. In pratica infatti, si estrarre da una cellula dell’animale da clonare il nucleo cellulare (che contiene tutte le informazioni genetiche), lo si introduce nella cellula-uovo dell’animale ospitante dopo aver tolto da quest’ultima il materiale genetico e infine lo si impianta nell'utero della madre surrogata. Il primo esempio riuscito di clonazione di un animale selvatico è quello del muflone sardo messo a punto da una equipe italiana nel corso del 2001, presso il Centro di recupero degli animali di Bonassai (Ss).