È il cosiddetto effetto Mpemba, dal nome dello studente della Tanzania, Erasto Mpemba. Nel 1963 notò che un impasto per fare il gelato congelava prima se era tiepido che se era freddo. Anni più tardi Erasto si iscrisse all’università, alla facoltà di fisica, e pose la domanda a un suo docente. Insieme, nel 1969, scrissero una pubblicazione scientifica che spiegava il fenomeno.
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Fenomeno complesso
L’effetto Mpemba è il risultato di diversi fattori, non tutti ancora chiariti. Certamente, contribuisce il fatto che, al contrario dell’acqua fredda, quella calda evapora e quindi, dopo un certo tempo, la quantità che deve congelare diminuisce. Inoltre, l’acqua fredda contiene più gas disciolti, e la presenza di queste sostanze tende a far abbassare la temperatura alla quale inizia il congelamento, rallentando il processo.
Infine, in un liquido caldo i movimenti di convezione (dall’alto verso il basso e viceversa) sono maggiori, e questo impedisce che, all’inizio del congelamento, si formi in superficie uno strato sottile di ghiaccio che, nell’acqua fredda, ha l’effetto di isolare termicamente la parte ancora liquida, rallentando l’ulteriore congelamento.
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