Per noi che ci infiliamo il piumino appena la temperatura scende, la vita degli inuit, popolazione indigena delle coste artiche dell'America, distribuita dalla Groenlandia sino all'Alaska, famosa nel mondo per le case di ghiaccio, gli igloo, la vita sembra una sfida impossibile: pur coperti con lana e pellicce, sopravvivono a temperature rigidissime che in inverno calano di parecchio sotto lo zero. Ci riescono grazie ad adattamenti genetici che hanno cambiato il loro metabolismo e pure il loro aspetto (il naso alto e stretto aiuta a scaldare l'aria in ingresso, la bassa statura è ideale per disperdere meno calore), e che verosimilmente sono una diretta eredità da un gruppo di ominidi vissuti fra 70.000 e 40.000 anni fa, gli uomini di Denisova.
Il DNA dei DENIsova. Come i loro contemporanei Neanderthal, con cui però non erano "imparentati", pare che i Denisova fossero particolarmente adattati ai climi freddi e una ricerca dell'Università di Copenhagen ha scoperto che parte del loro genoma è finito dritto nel DNA degli attuali inuit: confrontando il genoma di inuit groenlandesi moderni con i resti dei denisoviani e dei Neanderthal sono emerse similitudini molto evidenti con i primi, specialmente per i due geni TBX15 e WARS2.


Si tratta di geni che permettono al corpo di generare molto calore bruciando grasso bruno, in pratica regalando a chi li possiede una stufa interna efficacissima per scaldarsi: queste varianti geniche sono praticamente assenti in popolazioni africane, poco diffuse in Europa e Asia, ma invece molto frequenti negli eschimesi e in nativi americani del Nord.
Geni antifreddo. Sarebbero appunto un regalo degli ominidi di Denisova, una specie umana scoperta solo nel 2008 che, non a caso, visse principalmente in Siberia: i loro antenati hanno condiviso i geni antifreddo con gli Homo sapiens che si erano spinti al Nord e le loro tracce sono rimaste fino a oggi, ancora presenti nel DNA degli inuit.