Stando ai dati di alcuni centri meteorologici, la capacità di prevedere il tempo in modo corretto a breve termine (2-3 giorni) è dell’80%; a lungo termine (6 giorni) invece è molto inferiore. Ma al di là delle statistiche, anche il successo della previsione a breve termine va interpretato. È vero che su 365 giorni le previsioni sono azzeccate per circa 290 (l’80%), ma i 75 giorni rimanenti di previsioni errate sono spesso quelli più interessanti, cioè quelli in cui il tempo è in evoluzione.
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Cambiamenti difficili
È infatti relativamente semplice prevedere il tempo quando in una certa regione ristagna un’elevata alta pressione o una profonda bassa pressione: al 99% il tempo del giorno dopo sarà, rispettivamente, bello o brutto. Ma diventa difficile quando ci si trova in giorni di passaggio da un’alta a una bassa pressione o viceversa, cioè quando queste si spostano o sono già in movimento. E qui la meteorologia pecca ancora di incertezza. I motivi principali sono due: da un lato la non elevata precisione dei modelli meteorologici in uso, che gestiscono aree troppo vaste per tenere conto di situazioni locali che possono avere ricadute importanti nell’evolversi del tempo. Dall’altro, la limitata capacità dei computer di elaborare una grande quantità di dati in tempi ridotti. In un’area come quella italiana, inoltre, l’evoluzione del tempo è complicata da alcuni fattori: la presenza del mare su tre lati e due catene montuose quasi perpendicolari l’una all’altra. Una morfologia che può originare flussi d’aria molto difficili da anticipare.
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